Dopo aver firmato con l’Agenzia delle Entrate una pace fiscale da 100 milioni, il social network in blu dovrà versare nelle casse del nostro paese altri 10 milioni di euro: lo ha stabilito l’AGCM, al termine di un’istruttoria avviata nell’aprile scorso con l’obiettivo di far luce sulle modalità attuate da Facebook relative all’impiego dei dati degli utenti a fini commerciali.
AGCM e Facebook: le violazioni
Sotto la lente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sono finite Facebook Ireland Ltd e la parent company d’oltreoceano Facebook Inc. Il provvedimento, approvato nella giornata del 29 novembre e pubblicato oggi sul sito dell’authority, fa riferimento a violazioni del Codice del Consumo, più nel dettaglio degli articoli 21, 22, 24 e 25.
Informazioni insufficienti
Il comportamento finito sotto esame è quello che, secondo AGCM, induce gli utenti a registrarsi alla piattaforma senza fornire loro un’adeguata e immediata informazione riguardante l’attività di raccolta dei dati a fini commerciali. In altre parole, il social network si presenta ai nuovi iscritti come un servizio completamente gratuito, senza mettere nero su bianco la natura del proprio business e l’intenzione di generare profitti da quanto pubblicato o condiviso da chi lo anima.
Le informazioni fornite risultano, infatti, generiche e incomplete senza adeguatamente distinguere tra l’utilizzo dei dati necessario per la personalizzazione del servizio (con l’obiettivo di facilitare la socializzazione con altri utenti “consumatori”) e l’utilizzo dei dati per realizzare campagne pubblicitarie mirate.
Pratica aggressiva
Il documento parla poi di una pratica aggressiva attuata da Facebook nei confronti di coloro che hanno registrato e attivato un account, che si concretizza con la trasmissione automatica e non autorizzata esplicitamente dei dati a siti Web e applicazioni di terze parti, sempre a fini commerciali. A tal proposito citiamo un passaggio dell’intervento di ieri firmato da Mark Zuckerberg:
Non abbiamo mai venduto i dati degli utenti.
Secondo l’Autorità, impedire che una parte o tutti i dati in questione possano essere trasmessi a terzi comporta l’esclusione da alcune delle funzionalità del network. Una forzatura che spingerebbe i più ad accettare una dinamica ritenuta invasiva.
Nello specifico, Facebook, attraverso la pre-selezione della funzione “Piattaforma attiva”, preimposta l’abilitazione ad accedere a siti Web e app esterni con il proprio account Facebook, predisponendo la trasmissione dei dati dell’utente ai singoli siti Web o app, in assenza di un consenso espresso da parte dello stesso. Facebook reitera, poi, il meccanismo della pre-selezione in opt out, rispetto ai dati che vengono condivisi, nella fase in cui l’utente accede con il proprio account Facebook a ciascun sito Web o app di terzi, inclusi i giochi.
La funzionalità in questione si trova tra le Impostazioni della piattaforma, all’interno della sezione “App, siti Web e giochi”.
Scegliendo di disattivarla si va inevitabilmente incontro a limitazioni nell’utilizzo di Facebook, compresa la possibile eliminazione di post, foto e video. Le elenchiamo di seguito.
- Non potrai accedere ad app e siti web usando Facebook;
- le app e i siti Web a cui hai effettuato l’accesso con Facebook potrebbero eliminare i tuoi account e le tue attività;
- non potrai usare alcuni giochi su Facebook e le tue attività di gioco potrebbero essere eliminate;
- i tuoi post, le foto e i video su Facebook che le app e i siti Web hanno pubblicato potrebbero essere eliminati;
- non potrai interagire con altri siti Web e app o condividerne contenuti su Facebook usando i plug-in social come i pulsanti Condividi e “Mi piace”.
Sanzione da 10 milioni
Come detto in apertura, l’istruttoria si è conclusa stabilendo una sanzione amministrativa pecuniaria dall’ammontare complessivo pari a 10 milioni di euro: 5 milioni per Facebook Ireland Ltd e altri 5 milioni per Facebook Inc. Una cifra che difficilmente metterà a rischio i conti del social.
In ogni caso, l’azienda di Zuckerberg ha ora 90 giorni di tempo per comunicare ad AGCM le iniziative assunte al fine di non perpetrare oltre le violazioni del Codice del Consumo rilevate. Entro 45 giorni, poi, l’azienda dovrà pubblicare sul proprio sito ufficiale e sull’applicazione mobile la dichiarazione rettificativa, rendendola immediatamente visibile e accessibile agli utenti.