Nelle stesse ore in cui il Parlamento Europeo vota a maggioranza una richiesta di nuove regole di ingaggio in questa fase di avvicinamento alle prossime elezioni, anche l’AGCOM appare preoccupata per le medesime motivazioni. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, per voce del Presidente Angelo Marcello Cardani, ha inviato infatti una lettera a Mark Zuckerberg, Larry Page e Jack Dorsey affinché Facebook, Google e Twitter possano aprire le proprie API all’Autorità con finalità di monitoraggio.
Tale possibilità è vista dall’AGCOM come un passo fondamentale per consentire una reale attività ispettiva con cui l’Autorità possa avere realmente sotto gli occhi lo stato dei fatti. L’Authority, infatti, “è preoccupata per l’impatto che la disinformazione online e la diffusione di incitamento all’odio potrebbero avere nella prossima campagna elettorale“. Ma per capire e combattere questi fenomeni non si può agire da soli: i principali player della vita online dei cittadini dovranno “assumere un ruolo più proattivo“, sviluppando nuovi strumenti di autoregolamentazione e collaborando con l’AGCOM per giungere ad una battaglia collettiva e collaborativa per il miglior svolgimento possibile della tornata elettorale.
Le preoccupazioni sono le medesime avanzate a livello europeo: Facebook & c. debbono operare al fianco delle autorità perché in caso contrario il pericolo di inquinamento della campagna elettorale è serio e può incrinare le basi stesse della democrazia. Il quadro è però complesso: nello stesso calderone convivono interessi politici ed interessi commerciali, nonché differenti ideologie che agiscono ognuna con proprie strategie. Agire più approfonditamente nelle dinamiche online potrebbe però consentire uno studio più ravvicinato di tali meccanismi, fino a comprenderne meglio la natura e potendovi costruire attorno una strategia finalizzata alla tutela del passaggio cruciale del voto.
L’Autorità, da parte sua, secondo quanto illustrato dall’AGCOM agirà con le seguenti modalità:
- adotterà forme di monitoraggio dei fenomeni di disinformazione e di hate speech attraverso la fattiva collaborazione delle piattaforme online;
- verranno individuate forme di trasparenza del sistema della pubblicità online;
- sarà favorita la creazione, anche in Italia, di una piattaforma autonoma di fact-checking;
- saranno varate iniziative per promuovere la cultura mediatica e digitale e fornire ai cittadini strumenti per un uso consapevole e critico dei media (social e non);
- verranno introdotti nuovi strumenti di trasparenza ed empowerment del consumatore attraverso la realizzazione di campagne informative sulla disinformazione.
L’AGCOM intende insomma agire su più fronti, ma per farlo tenterà di avere strumenti più potenti nel proprio arsenale. Il Tavolo di lavoro a cui sono stati invitati anche i big player del Web dovrà lavorare a questo scopo: consentire all’AGCOM la propria attività ispettiva, ma al tempo stesso tutelare gli utenti ed il sacrosanto diritto di espressione (anche e soprattutto in tempo di campagna elettorale).
Una sfida complessa, quindi, che l’AGCOM sembra però approcciare con un una modalità più operativa rispetto al Parlamento Europeo: il monitoraggio, prima ancora del tentativo di scrivere e applicare nuove norme, è un passaggio obbligato per capire il problema prima di tentare una soluzione.