Il Presidente dell’Agcom Corrado Calabrò ha presentato oggi alla Camera la Relazione annuale sull’ attività 2009 dell’Autorità garante, un documento che investe sia il settore televisivo che quello delle telecomunicazioni.
Introdotto dal Presidente della Camera Gianfranco Fini, l’evento è stato l’occasione per presentare l’attuale situazione economico-strutturale in cui bisogna muoversi e le linee da seguire nel prossimo futuro per agevolare la strada del Paese nella banda larga.
Il quadro non è, dal punto di vista del mercato, di quelli drastici: nel corso del 2009, con una congiuntura economica nera il settore delle telecomunicazioni ha retto e si è confermato al 3 per cento del PIL italiano . Anche se i ricavi totali (pari a quasi 44 miliardi di euro) sono diminuiti del 3,3 per cento rispetto al 2008, così come calati sono i prezzi ai consumatori, i volumi in espansione hanno controbilanciato la situazione.
Strutturalmente, invece, non sono poche le sfide che dovrà affrontare l’Italia nei prossimi anni: da un lato vi è la questione delle emittenti locali che premono per ottenere più spazio sul digitale terrestre, dall’altro occorre valutare attentamente le la moltiplicazione del traffico dati e la conseguente necessità sempre più pressante di banda larga .
A tal proposito il Presidente dell’Autorità ha parlato di un riordinamento radicale basato su nuove norme quadro per la costruzione e condivisione di infrastrutture (per evitare in particolare gli errori passati e le situazioni di molteplici autorizzazioni e/o concessioni che, di fatto, ingessano il mercato), nonché sul completamento delle norme sull’ interoperabilità dei servizi della PA online, sulla liberalizzazione delle transazioni e del commercio online , su nuove norme sulla sicurezza delle reti e su minori vincoli nella gestione delle reti WiFi . A favore degli utenti, inoltre, da ottobre, Agcom divulgherà un software per misurare la qualità della propria connessione Internet.
Si è parlato , naturalmente, anche del progetto NGN, ancora in fase di dibattito .
L’impressione di Calabrò “è che le pur apprezzabili idee progettuali proposte offrano una visione di quello che si può fare, ma non ancora di quello che concretamente ci si impegna a fare. C’è, inoltre, parziale sovrapposizione delle aree geografiche d’intervento, senza coordinamento delle opere di posa”. Insomma, vi è la necessità di un’iniziativa unica comune, “un progetto Italia per una fiber nation , che eviti costose duplicazioni delle infrastrutture civili e faccia fare al Paese il salto di qualità di cui ha bisogno”.
La necessità di far qualcosa si fa ancora più pressante per la rete mobile italiana che, secondo l’analisi Agcom,”in assenza di interventi, con il tasso attuale di diffusione degli smartphones, rischia il collasso”
La necessità deriva direttamente dal successo, dal momento che il settore mobile, tra smartphone e pennette, è quello che in Italia ha avuto il maggiore sviluppo: con conseguente intasamento dell’infrastruttura. Già ora le velocità reali su internet mobile sono molto lontane da quanto pubblicizzato dagli operatori (che promettono “fino a” 7, 14 o 28 Megabit al secondo) ma che arrivano, secondo recenti test , solo a 1-2 Megabit al secondo.
La soluzione dell’Agcom è quella di liberalizzare le frequenze radio: “Contiamo di rendere disponibili prima del 2015 – ha detto Calabrò – circa 300 MHz da mettere all’asta per larga banda”.
Il nuovo piano delle frequenze approvato il mese scorso dalla stessa Agcom libera infatti risorse per le TV nazionali, per l’alta definizione, per le TV locali, per la radio, e “consente di liberare 9 canali TV da destinare alla larga banda wireless, come chiede la Commissione Europea”. Si tratta di spazi liberati da quelle emittenti che non sono state in grado di approntare un palinsesto – nelle parole di Calabrò – “degno di questo nome”. Una nuova asta per rendere disponibili altre frequenze così come richiesto dalla Commissione Europea dovrebbe inoltre essere effettuata nel 2015. I proventi così raccolti saranno quindi utilizzati come incentivi alla larga banda , per ridurre il digital divide del Paese.
Sul rischio di una banda mobile vicina al livello di saturazione non è però d’accordo Bernabé di Telecom, che parla di assenza di rischio visti gli investimenti continuamente fatti dagli operatori del settore. Per quanto riguarda invece la necessità di un progetto comune, invece, Telecom promette la propria disponibilità ad una “sinergia soprattutto sulle infrastrutture”.
Bertoluzzo, Vodafone, non ha invece contraddetto Agcom sul rischio saturazione e anzi ha sottolineato come proprio per questo la sua azienda stia investendo nella fibra per rispondere ad una domanda di traffico dati in continua crescita. Ha espresso apprezzamento , inoltre, per il riferimento all’idea di una fiber nation , pur sottolineando come gli OLO stiano portano aventi un progetto concreto e non semplici “idee progettuali” come sono state definite dal Calabrò.
Il discorso del tavolo tra le telco italiane, d’altra parte, è ancora nell’aria, anche se sembra aver qualche difficoltà a concretizzarsi: nell’occasione ha ribadito il proprio impegno il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani che attende per lunedì 19 luglio un nuovo incontro con i vertici delle società .
Il futuro, d’altronde, come spiega Calabrò, presuppone reti di nuova generazione in fibra ottica a 50mbit/s: per questo in Italia c’è bisogno di un progetto condiviso e per questo l’Autorità farà la sua parte dettando regole di fondo e regole per gli incentivi: riconoscendo un premio di rischio per il capitale investito; favorendo gli investimenti condivisi e garantendo la neutralità tecnologica e la parità di condizioni nell’utilizzazione delle infrastrutture comuni.
Non si tratta solo di una necessità strutturale ed economica ma anche culturale: “Se ci fosse stato Internet l’Olocausto non avrebbe potuto essere ignorato: la libertà d’informazione è forse una libertà superiore ad altre costituzionalmente protette – sottolinea Calabrò – e come tale va difesa da ogni tentativo di compressione”. Sul tema ha anche riferito che l’Agcom è un’autorità indipendente: nulla di nuovo, anzi quasi una definizione paradigmatica, ma secondo alcuni osservatori proprio per questo rappresenta un concetto dal “forte valore simbolico”.
Sul tema ha incassato il favore dell’opposizione, che con l’ex ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha commentato favorevolmente l’intervento e con il parlamentare Michele Meta ha ricordato che è pronta una proposta per far riconoscere l’accesso alla Rete “come servizio universale da garantire a tutti i cittadini”.
Claudio Tamburrino