L’osservatorio AGCOM sulle comunicazioni fotografa un 2023 nel quale la situazione della banda larga italiana è in una fase di stallo. Da una parte v’è un numero di linee tendenzialmente stabile (fotografia di una copertura che aumenta a rilento, non offrendo pertanto quelle opportunità che il mercato probabilmente attende), ma la qualità delle stesse è invece in rapida evoluzione. A dirlo sono i numeri, secondo cui gli accessi alle linee a rete fissa sono in flessione (-91 mila su base trimestrale) assestandosi attorno ai 20 milioni di linee complessive.
In flessione gli accessi FTTC, in calo le linee su rame (-168 mila nel trimestre), ma in aumento le linee FTTH (+195 mila nel Q4). In aumento anche le linee FWA, che arrivano ormai a quota 2,07 milioni di accessi.
La situazione, insomma, è chiara: laddove la fibra è disponibile, l’utenza sceglie la tecnologia con le migliori performance. Merito di una cultura digitale in aumento, di una necessità sempre più pressante di velocità, ma anche di prezzi tendenzialmente appianati che esortano l’utente alla scelta di maggior qualità. “Le linee broadband complessive sono stimate in poco meno di 18,9 milioni di unità“, spiega AGCOM, “risultando in leggera flessione sia su base trimestrale (-63 mila linee), che annuale (-100 mila); la flessione delle linee DSL (-741 mila su base annua) non è stata del tutto controbilanciata dalla crescita delle linee in altra tecnologia“: si presti attenzione alla definizione di “broadband“, che in questo caso è una accezione decisamente al di sotto di quella che è l’accezione ormai comune di “banda larga”, comprendendovi infatti anche quelle DSL che ormai il mercato rigetta come opzione non più desiderabile.
Ad essere stagnante, semmai, è la copertura. Il piano di copertura delle aree bianche è in ritardo e anche la mappa nazionale non fotografa più una situazione reale: troppi i cantieri dati per chiusi e nemmeno aperti. La situazione rischia pertanto di sfuggire nuovamente di mano se non si opererà rapidamente per portare cablaggi e servizi in quelle aree non-metropolitane che necessitano più di altre di ciò che la banda ultralarga è in grado di offrire. Discorsi di sapore antico, di un digital divide che non riesce mai ad essere colmato e che da troppi decenni segna una marcia a due velocità nella quale le grandi città godono di una situazione privilegiata rispetto a quella provincia italiana che spesso e volentieri è però il volano economico del Paese.
Più fibra, più dati
Aumenta, in parallelo, il consumo di dati. In una situazione di causa-effetto che stimola il mercato il modo virtuoso, infatti, la famelicità di dati dei servizi streaming impone linee di maggiori performance e la disponibilità di linee di maggior capacità stimola il consumo di dati con sempre più servizi e ambizioni. Fotografa così la situazione il Garante per le Comunicazioni:
Le dinamiche illustrate indicano un consistente aumento delle prestazioni in termini di velocità di connessione commercializzata: le linee con velocità pari o superiori ai 100 Mbit/s è salito dal 37,4% del settembre 2019 al 71,8% dello scorso settembre. Parallelamente, continua la crescita del consumo di dati: in termini di volume complessivo, il traffico giornaliero nei primi nove mesi dell’anno ha segnato una crescita del13,3% su base annua, segnando, allo stesso tempo, un +118% rispetto al corrispondente valore del 2019. Ciò si riflette sul traffico giornaliero per linea broadband; i dati unitari di consumo, infatti, sono raddoppiati nel periodo 2019 – 2023, passando da 4,13 a 8,21 GB per linea in media al giorno.
Mentre le sorti della rete italiana restano in bilico – situazione cronica che si protrae ormai da oltre un decennio – TIM continua ad essere l’operatore principale nel mercato della banda larga con una quota superiore al 38%, seguita da Vodafone (16,5%), Wind Tre (14,2%) e Fastweb (13,8%).
Sul fronte mobile le SIM attive sono ormai 108,5 milioni, ancora una volta in crescita. Da notare come la crescita maggiore si registri sul fronte delle SIM M2M, legate a situazioni di controllo da remoto più che alla telefonia in sé.
Le linee Human sono rappresentate per l’86,6% dall’utenza residenziale, mentre, con riferimento alla tipologia di contratto, l’89,8% dei casi ricade nella categoria “prepagata”.
Relativamente alle sim complessive, Tim è il leader di mercato con il 27,9%, seguita da Vodafone con il 27,2%, Wind Tre con il 23,7% e Iliad che raggiunge il 9,7%.
Le linee “human” che hanno fatto traffico nei primi nove mesi del 2023 sono 57 milioni circa: è questo, quindi, il volume dell’utenza mobile italiana odierna, in aumento ulteriore di 340 mila unità rispetto a quanto registrato nel 2022.
Italiani online
Gli italiani che hanno navigato in rete nel mese di settembre sono stimati in 43,9 milioni, per una media mensile di circa 64 ore. La maggior parte del traffico è calamitata dai principali player internazionali (Google, META, Amazon, Microsoft), mentre a ruota seguono siti che fanno capo a gruppi editoriali quali Cairo Communication e GEDI.
Nel mondo dell’informazione è il Corriere della Sera a guidare la corsa, ma il settore ha subito una ulteriore flessione generale rispetto all’anno precedente: è questo un dato che deve fare fortemente riflettere, poiché lo spostamento di utenza è uno spostamento di risorse e se mancano risorse al mondo dell’informazione significa strozzare un pilastro essenziale per le democrazie. Una riflessione che ogni parte in causa dovrà fare, tanto sul fronte della bontà giornalistica dei prodotti, tanto quanto dalle scelte politiche di orientamento delle regolamentazioni che limitano (o controllano) le attività dei big player.
Passando ai portali e communities che offrono in maniera prevalente contenuti generati dai propri membri, fra cui i siti e applicazioni di social network, con quasi 39 milioni di utenti unici raggiunti nel settembre 2023, si evidenzia una crescita su base annua sia dei visitatori (+142 mila) che del tempo da loro dedicato alla navigazione (22,5 ore nel mese, circa 2 ore in più rispetto e settembre 2022). Limitando l’analisi ai servizi di social networking, ai primi posti riscontriamo le piattaforme riconducibili al gruppo META: Facebook sostanzialmente stabile a 36,7 milioni di utenti rispetto a settembre 2022 ed Instagram che ottiene 32,7 milioni di visitatori registrando una crescita su tutto il periodo analizzato. Altrettanto significativa l’evoluzione di Tik Tok (Gruppo Bytedance) e di X (precedentemente denominato Twitter) che hanno registrato, nel confronto con settembre 2022, un incremento dei propri visitatori, rispettivamente, del 25,5% e 15%.