All’Agcom la fatturazione della bolletta telefonica tarata sui 28 giorni proprio non piace. L’Autorità ha raccolto informazioni fin dal momento della prima adozione di questa pratica (era il 2015) lanciata da Wind, e alla quale Vodafone e TIM si sono rapidamente adeguate. Dopo averci visto chiaro ha deliberato nuove regole volte ad evitare tariffazioni inferiori al mese , dando avvio in questi giorni alla fase sanzionatoria. E se lo ha fatto significa che gli operatori hanno ignorato le richieste di adeguamento nei termini previsti (90 giorni). Colpite dal provvedimento per “il mancato rispetto delle disposizioni relative alla cadenza delle fatturazioni e dei rinnovi delle offerte di comunicazioni elettroniche” vi sono TIM, Wind Tre, Vodafone e Fastweb.
A marzo scorso, l’autorità aveva stabilito con la delibera 121/17/CONS “che per la telefonia fissa e per le offerte convergenti l’unità temporale per la cadenza delle fatturazioni e del rinnovo delle offerte dovesse avere come base il mese o suoi multipli”. Agcom aveva già da tempo criticato il meccanismo dei 28 giorni che avrebbe provocato “problemi in termini di trasparenza e comparabilità delle informazioni in merito ai prezzi vigenti, nonché di controllo dei consumi e della spesa, determinati anche dal venir meno di un parametro temporale certo e consolidato per la cadenza del rinnovo delle offerte e della fatturazione”.
A poco è servito il ricorso di Asstel, che fin da subito aveva espresso perplessità circa l’intromissione dell’autorità su un tema (quello dei cicli di fatturazione) che poco avrebbe avuto a che vedere con la trasparenza informativa di cui Agcom è garante. L’associazione anche in quest’ultimo caso si oppone alla decisione sostenendo che la decisione “è del tutto priva di basi giuridiche di riferimento”.
Confermando di voler proseguire con le sanzioni (dal momento che sono trascorsi i 90 giorni per l’adeguamento) Agcom ha specificato che sta anche portando avanti ulteriori controlli e verifiche volte ad evitare che una condotta simile possa estendersi a servizi non telefonici, ma caratterizzati da simili modalità di fruizione. In tal senso il messaggio è rivolto in particolare agli operatori che vendono servizi di pay tv. Nel periodo estivo, Sky ha informato gli utenti che da ottobre adotterà una tariffazione “ridotta” pari ad un aumento dell’8,6 per cento dell’abbonamento . Nonostante in questo caso la comunicazione ai clienti sia stata fornita in maniera completa e nel rispetto della normativa in merito alla gestione delle modifiche contrattuali, l’Unione Nazionale dei Consumatori è insorta presentando un esposto proprio all’Agcom.
A poche settimane dall’introduzione della nuova legge sulla concorrenza , sembrano dunque vivere vecchi retaggi di una gestione poco propensa alla trasparenza, a cui le Telco ci hanno abituato. A questo punto Agcom dovrà tenere in considerazione, nel garantire tutela all’utente, anche l’impatto della nuova legge che tra le altre cose prevede che il consumatore dia l’ espresso consenso circa l’addebito dei costi dei servizi in abbonamento forniti da terzi (con riferimento alle utility). A tal proposito, la cosiddetta “Bolletta 2.0” (gas e luce) prevede un meccanismo di gestione più corretto degli abbonamenti ai servizi premium da realizzarsi mediante un meccanismo di doppio click, una corretta gestione della pagina informativa e la tracciatura dei click sui pulsanti che permettono di abbonarsi al prodotto. Iniziative su cui Agcom sta effettuando ulteriori approfondimenti .
Mirko Zago