Con il periodo di consultazione pubblica (60 giorni prima che entri in vigore il 3 marzo) sono arrivate anche le iniziative per cercare di fermare la delibera con cui Agcom riorganizza la tutela del diritto d’autore online.
All’indirizzo sitononraggiungibile-e-policy.it è possibile aderire alla petizione sostenuta da Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider e lo studio legale Sarzana: la raccolta firme ha come obiettivo una “moratoria alle nuove regole per la Rete, finché il Parlamento non deciderà in maniera esplicita sull’equilibrio tra diritto d’autore, accesso alla conoscenza e pericolo di nuove censure”.
In essa si legge che “se il diritto d’autore non sarà regolamentato in modo da garantire che anche nella sfera digitale ci sia il giusto equilibrio tra i diversi interessi presenti nella società, da strumento di emancipazione dei produttori di contenuti, esso diverrà inevitabilmente un sistema di controllo e censura pervasivo.”
La delibera Agcom 668/2010 , infatti, pone in consultazione, spiega la petizione, “un testo che mira ad introdurre un meccanismo che le consentirà di inibire completamente l’accessibilità ai siti posti fuori dal territorio italiano e di rimuovere contenuti sospettati di violare il diritto d’autore in modo automatico e prescindendo da qualsiasi requisito di colpevolezza accertato dell’Autorità giudiziaria.”.
In base alla delibera intitolata Lineamenti di provvedimento concernente l’esercizio delle competenze dell’autorità nell’attività di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica si instaurerebbe un sistema di cancellazione e di inibizione di siti Internet sospettati di violare il diritto d’autore, anche solo in uno dei file contenuti al suo interno. Di cui Agcom diverrebbe “garante”.
Nel concreto, si articola in quattro fasi l’azione dell’autorità in caso di contenuto in sospetta violazione del diritto d’autore trovato su un sito (anche se sito privato o blog senza fini di lucro, superando di fatto le limitazioni operate dall’art. 2, comma 1 del decreto Romani): segnalazione con richiesta di rimozione al gestore del sito o al fornitore del servizio di media audiovisivo da parte del titolare del diritto; 48 ore di tempo per la rimozione dei contenuti sospetti ; verifica della situazione con un breve contraddittorio tra le parti; infine provvedimento inibitorio “qualora risulti l’illegittima pubblicazione di contenuti protetti da copyright”.
Anche se nel testo Agcom dice di essersi ispirata più al sistema di notice and takedown statunitense che alla dottrina dei tre colpi francese, e nonostante le smentite a tal proposito del presidente Corrado Calabrò, i dubbi circa l’attribuzione di poteri da sceriffo del Web all’Autorità delle telecomunicazioni non appaiono affatto dissipati.
Il problema, secondo la petizione, risiede innanzitutto nel fatto che siano attribuiti all’Agcom ambiti “che la Costituzione affida al potere legislativo e al potere giudiziario”.
Inoltre, anche praticamente, il nuovo sistema previsto è ritenuto inattuabile dai firmatari della petizione: “compiti che la regolamentazione affiderebbe all’Autorità Garante – si denuncia – assumeranno dimensioni difficilmente gestibili dalla stessa Autorità e porteranno presto ad una congestione a cui seguirà probabilmente approssimazione o mera discrezionalità”.
Claudio Tamburrino