L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha comminato una sanzione a Google (750 mila euro) e a Top ADS (700 mila euro) per l’appurata violazione del divieto di pubblicità del gioco d’azzardo. “Si tratta“, spiega AGCOM, “del primo provvedimento adottato dall’Autorità nei confronti di un fornitore di servizi per la condivisione di video (cd video sharing platform o VSP), per aver consentito la diffusione di pubblicità vietata, afferente a giochi con vincite in denaro“. Una sottolineatura che vuol essere ammonizione, insomma, affinché il casus belli individuato possa essere da monito per nuove eventuali violazioni future.
Spiega inoltre l’Authority:
La normativa individua, infatti, come responsabili della condotta illecita e destinatari delle relative sanzioni una pluralità di soggetti (“committente, proprietario del mezzo o del sito di diffusione o di destinazione e organizzatore della manifestazione, evento o attività”).
Le evidenze istruttorie hanno accertato la violazione della norma sia da parte del soggetto/creator (la società TOP ADS LTD mediante il proprio sito e i propri canali Spike su YouTube), sia da parte di YouTube, società controllata da Google.
Con specifico riferimento alla sanzione irrogata a Google (già destinataria di una precedente ordinanza ingiunzione per un totale di 100.000 euro – delibera n. 541/20/CONS del 22 ottobre 2020 – per la violazione del medesimo divieto di pubblicità di giochi con vincite in denaro ad opera del proprio motore di ricerca), si segnala che YouTube è stata ritenuta responsabile per non aver adottato alcuna iniziativa per la rimozione dei contenuti illeciti massivamente diffusi sulla propria piattaforma da un soggetto terzo (Spike), con il quale ha stipulato un contratto specifico di partnership, riconoscendo a tale soggetto lo status di “partner verificato”.
A Google è stata pertanto riconosciuta una responsabilità oggettiva nel fatto che nulla è stato posto in essere per ovviare alla violazione da parte di quello che è un “partner verificato”: una chiamata in causa che diventa responsabilità in virtù del particolare rapporto tra la piattaforma ed il partner.
Sarebbero ben 625 i contenuti illeciti per i quali è stata richiesta la rimozione entro un termine di 7 giorni.