L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), ha approvato le procedure per l’ assegnazione delle frequenze destinate alla banda larga e alle emittenti televisive digitali .
Si tratta di poco meno di 300 MHz di banda, quelle liberate dal passaggio al digitale terrestre e rese disponibili con la delibera n.127/11/CONS del 23 marzo 2011. Da assegnare sono le bande a 800, 1800, 2000 e 2600 Mhz, mentre i 1800 MHz, oggi usati per il GSM, devono essere ridestinate a LTE e Wimax.
Per quella che rappresenta la più grande asta italiana di questo tipo, l’ obiettivo stabilito dalla Legge di stabilità è incassare 2,4 miliardi di euro .
Scopo dell’asta è anche quello di garantire il rispetto da parte di chi si aggiudicherà le frequenze di alcuni obblighi legati alla necessità di abbattere il digital divide e offrire una proposta commercialmente valida agli utenti. Per questo sono state “rese più proporzionali” le condizioni a cui sono legate le pregiate frequenze a 800 MHz delle aree meno densamente popolate. In generale, poi, le aree da coprire sono state suddivise in elenchi associati a ciascun blocco di frequenze in gara e l’aggiudicatario di un blocco dovrà entro cinque anni offrire almeno il 75 percento dei comuni di ciascun elenco , che sono quelli sotto i 3mila abitanti.
Per favorire l’ingresso di nuovi operatori , poi, Agcom ha posto un tetto di banda massima assegnabile a ciascun concorrente pari a 25 MHz compressivi tra le bande a 800 e a 900 MHz. Dei 6 blocchi messi all’asta degli 800 Mhz, gli operatori che hanno già una propria rete (Tim, Vodafone e Wind) potranno aggiudicarsene fino a 3, H3G fino a 4 e un nuovo entrante, quale potrebbe essere PosteMobile, fino a 5.
Entrambi i principi, dell’obbligo minimo di comuni da coprire e massimo delle frequenze acquistabili, sono in linea con quelli affermatesi nel settore a livello europeo.
In sospeso, in ogni caso, rimane la questione delle frequenze ancora solo teoricamente liberate dal passaggio al digitale terrestre che sono in pratica ancora occupate dalle emittenti televisive private , per cui lo stesso presidente Agcom Corrado Calabrò ha auspicato, al fine di smuovere la situazione, “ulteriori incentivi”. Le emittenti, infatti, chiedono circa il doppio del 10 per cento dei ricavi dell’asta, 240 milioni, previsto dal Governo e per questo hanno dichiarato battaglia.
Claudio Tamburrino