Al Parlamento si è tornati a dibattere di Agenda Digitale, di cosa si intende fare per attuarla, di quali siano i prossimi passi, di come premere l’acceleratore sulla banda larga e quando scegliere un nuovo vertice.
Ad infiammare la discussione è stata un’ interpellanza di Mirella Liuzzi, membro della commissione trasporti e capogruppo alla Camera del Movimento Cinque Stelle che ha chiesto cosa accadrà nelle prossime, determinanti settimane , quando inizierà il semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea
L’interrogazione del M5S è partita da una veloce panoramica della storia dell’Agenzia digitale e dalla comparazione dei dati del quadro italiano con la situazione europea. Inoltre, ha criticato fortemente l’entusiasmo con cui è stato approvato il piano dedicato alla banda larga ed i passi finora compiuti.
Video di oggi della mia interpellanza su #AgendaDigitale http://t.co/a0cuP6JlUK via @YouTube
— Mirella Liuzzi (@mirellaliuzzi) 26 Giugno 2014
All’interrogazione ha risposto il ministro Marianna Madia, che ha ottenuto dal Governo Renzi la delega all’ente deputato all’Applicazione dell’Agenda Digitale, che dopo le dimissioni di Agostino Ragosa non ha un altro vertice.
Oltre a ribadire l’impegno a seguire la strategia finora stabilita, in particolare per gli aspetti relativi all’attuazione della fatturazione elettronica e dell’anagrafe digitale, il ministro Madia ha confermato l’impegno a nominare il prossimo direttore generale dell’AGID .
Il Movimento 5 Stelle non si è limitato a questo ma ha depositato una mozione con cui chiede al Governo di provvedere con urgenza allo scorporo della rete Telecom Italia , cioè la separazione della parte della società che si occupa del perimetro delle attività e delle risorse relative allo sviluppo e alla gestione della rete di accesso, sia in rame che in fibra.
Al momento, secondo i deputati M5S , “Telecom Italia, depredata in tutti questi anni da speculatori senza scrupoli, è impossibilitata ad innovarsi e a garantire gli investimenti minimi necessari per il raggiungimento degli obiettivi europei dello sviluppo della banda larga”. Per questo occorrerebbe costituire una nuova “società della rete a maggioranza pubblica con un modello di governance che dovrebbe ricalcare quello delle public company , nel quale sia garantita un’adeguata rappresentanza nel CdA di dipendenti ed azionisti di minoranza”, in modo tale da permettere di seguire un piano industriale indirizzato “ad un più rapido sviluppo delle reti in fibra di nuova generazione”.
Claudio Tamburrino