La Corte dei Conti ha approvato lo Statuto dell’Agenzia per l’Italia digitale (AGID) che permetterà al Governo di accentrare la materia finora suddivisa tra le competenze di diversi ministeri: questa era una delle priorità anche secondo il rapporto redatto da Francesco Caio, che è stato tra i primi a commentare positivamente la notizia.
A guidare il nuovo corso il Presidente del Consiglio Enrico Letta. Proprio lui ha commentato il nuovo strumento normativo definendolo “un processo di governance chiaro e stabile nell’azione dell’Agenzia e nell’indirizzo strategico della Presidenza del Consiglio”.
Questa volta il Governo, ormai all’ennesimo quadro programmatico, studio sul caso e gruppo di indirizzo, sembra voler risolvere quanto meno il problema di coordinamento a livello nazionale della materia: così ha previsto l’ istituzione di un comitato di indirizzo formato da un rappresentante del Mise, uno del Miur e uno del ministero della Funzione Pubblica, insieme a due rappresentanti della Conferenza delle Regioni e del Tavolo permanente per l’Innovazione e presieduto da un rappresentante della Presidenza del Consiglio .
Il direttore di questa nuova Agenzia sarà – secondo quanto si legge “responsabile della gestione e attuazione delle direttive impartite dal Presidente del Consiglio dei ministri o da un ministro da lui delegato”. Per AGID sono stati già stanziati circa 15 milioni di euro : si tratta di fondi precedentemente assegnati ad enti soppressi, circa 10 milioni di DigitPA e 5 di Agenzia per l’Innovazione.
Per il momento le maggiori discussioni hanno peraltro riguardato i costi: l’elevato numero di dipendenti previsti (150) aveva maldisposto la Corte dei Conti, soprattutto considerando che si tratta di una struttura aggiuntiva che avrà il compito di coordinare un settore che soffre sopratutto per fondi insufficienti . Alla fine l’accordo raggiunto e approvato dalla magistratura contabile è su 130 persone.
Si tratterà di stipendi e soldi ben spesi se porteranno a termine gli obiettivi fissati lo sviluppo digitale e dell’infrastruttura di banda larga del paese, oppure che rischiano di essere annoverati tra gli sprechi della Pubblica Amministrazione italiana: d’altronde la diffidenza è d’obbligo dal momento che le scadenze e le tappe dell’Agenda Digitale sono state finora in gran parte mancate. A dimostrarlo anche la Tabella di Monitoraggio degli obiettivi intermedi che i vari strumenti normativi avevano stabilito e che sono stati ora raccolti dalla testata Agenda Digitale .
Claudio Tamburrino