Dai punti programmatici dell’Agenda Digitale allo sviluppo di nanotecnologie, un “grande piano pluriennale” annunciato dal nuovo governo Letta per favorire innovazione e ricerca. La chiave per una politica industriale moderna, come spiegato dallo stesso premier nel suo primo discorso alla Camera.
“La ricerca italiana può e deve rinascere nei nuovi settori di sviluppo, come ad esempio l’Agenda Digitale, lo sviluppo verde, le nanotecnologie, l’aerospaziale, il biomedicale – si legge nella trascrizione integrale dell’intervento di Letta – Si tratta di fare una politica industriale moderna, che valorizzi i grandi attori ma anche e soprattutto le piccole e medie imprese che sono e rimarranno il vero motore dello sviluppo italiano”.
Finanziato tramite i cosiddetti project bonds , il piano pluriennale annunciato dal nuovo governo vuole ripartire dai vari decreti attuativi dell’Agenda elaborata dall’ex-premier Mario Monti sugli incentivi per le startup , le semplificazioni nello sviluppo di infrastrutture a banda larga , la decisione sulle interferenze tra la TV e le reti di nuova generazione LTE .
L’intervento di Letta ha strappato l’applauso del presidente di ANITEC Cristiano Radaelli, per “l’affermazione dell’importanza della piena attuazione dell’Agenda Digitale, per il rilancio dell’economia del paese. Solo in Italia negli ultimi 15 anni l’economia digitale ha creato circa 700mila posti di lavoro e ha contribuito al 2 per cento del PIL”.
C’è chi ha invece sottolineato come le buone intenzioni del nuovo governo passino inevitabilmente per una serie di sfide, a partire da quella legata alla traduzione delle classiche dichiarazioni d’intenti in progetti ed iniziative concrete. Secondo Alfonso Fuggetta (Cefriel-Politecnico di Milano), risulterà di vitale importanza l’istituzione di una forma di governance insieme ad “una capacità progettuale che identifichi, progetti e gestisca in modo coerente e integrato le azioni chiave per lo sviluppo digitale del paese, raccordando iniziative governative, lavoro degli enti locali e ruolo dei privati”.
Mauro Vecchio