I disservizi estivi del cloud computing di Google e Microsoft sono in ottima compagnia, visto che nel weekend a finire offline sono stati i server di Amazon Web Service (AWS) e i servizi – prevalentemente nell’aria “social” ma non solo – che ne fanno ampio uso.
All’origine del problema c’è un guasto localizzato nel datacenter di Amazon nella Virginia del nord, un guasto che è stato poi identificato in un apparato di rete malfunzionante che è stato infine rimosso e sostituito nelle ore successive.
Per qualche ora, però, i disservizi nell’infrastruttra di AWS hanno causato difficoltà di accesso e utilizzo per servizi quali Vine, Netflix, Instagram, Heroku e altri. Gli utenti dei servizi social o di condivisione di ritratti fotografici – ma anche per chi era alla ricerca di una location da prenotare in giro per il mondo tramite Airbnb – non hanno potuto far altro che lamentarsi su altri servizi social come Twitter e attendere che sul cloud “smettesse di piovere”.
I disservizi sperimentati da AWS nella giornata di ieri hanno rappresentato la coronazione di una settimana davvero nera per il cloud computing, un periodo in cui Amazon.com – uno dei siti con maggior percentuale di traffico Internet al mondo – è finito offline per 25 minuti provocando all’azienda un danno economico netto (stimato) di 1.100 dollari per secondo.
Dopo Amazon è toccato poi all’infrastruttura cloud di Apple, su cui un gran numero di servizi per gli utenti consumer (iCloud, Photo Stream, iMessage ma anche iTunes) sono risultati indisponibili per circa mezza giornata . Un problema minore, tutto considerato, in confronto alle decine di giorni di “morte apparente” precedentemente sperimentati dagli sviluppatori.
A chiudere la striscia agostana del cloud computing – in attesa di eventuali nuovi disservizi in questa settimana – ci ha pensato infine il Nasdaq, dove un non meglio precisato “problema tecnico” ha interrotto gli scambi azionari per ore.
Alfonso Maruccia