Il rispetto delle regole della concorrenza, la tutela di un mercato plurale, la possibilità che il vecchio strumento televisivo trasportato sul digitale terrestre cambi le carte in tavola e non tutto sia lasciato ai big della “vecchia Tv”: c’è tutto questo nell’esposto con cui Altroconsumo ha voluto interessare la UE all’ormai imminente switch-off in Sardegna , il momento in cui il segnale televisivo passerà dalla tradizionale infrastruttura a quella del DTT, del digitale terrestre .
A detta di Altroconsumo, nel passaggio al DTT ad essere privilegiati ancora una volta “saranno i soggetti in posizione dominante”. Ciò che più teme l’Associazione, e con lei molti altri osservatori che ne hanno fin qui inutilmente parlato negli anni scorsi, è che sul DTT si riproponga pari pari la situazione di duopolio televisivo che già oggi condiziona il mercato di settore e la qualità di quanto viene prodotto. L’Associazione spiega di temere che si ripetano “gli effetti distorsivi e anticoncorrenziali che impediranno a nuovi soggetti di intervenire, sia sul mercato televisivo che su quello, nuovo, dei servizi a valore aggiunto veicolati attraverso le frequenze digitali”.
L’esposto di Altroconsumo ( qui in PDF) è indirizzato alla direzione generale concorrenza della Commissione, in particolare al commissario Neelie Kroes, dimostratasi spesso in questi anni piuttosto reattiva nell’introdurre elementi di accelerazione nel cambiamento in settori ancora tenuti sotto controllo da monopoli o oligopoli.
Secondo l’associazione dei consumatori l’intervento della Commissione Europea dovrà essere rapidissimo: in Sardegna lo switch-off regionale è previsto per il 15 ottobre , una data decisa da tempo ma che palesa l’imminenza di un cambiamento epocale sotto il profilo tecnologico e, forse, molto meno interessante sotto quello del mercato, che pure era una delle ragioni per cui sul DTT si sono accumulati anni di chiacchiere.
“La distorsione del mercato – scrive l’Associazione – non è episodica, ma è contenuta nella legge Gasparri (la n.112 del 3 maggio 2004). Anche gli emendamenti successivi, ultimo in ordine di tempo la legge n.101 del 4 giugno 2008, non hanno sanato i motivi per i quali pende ancora nei confronti dello Stato italiano la procedura d’infrazione aperta dalla Commissione UE nel 2006, sempre a seguito di un esposto di Altroconsumo. È evidente il conflitto tra la normativa italiana e il diritto comunitario, che è invece per il pluralismo nel mercato radiotelevisivo”.