Le normative vanno proposte, vanno discusse e vanno approvate. Nel frattempo, però, vanno anche difese, soprattutto quando in ballo c’è l’AI Act, sontuosi interessi commerciali e feroci attività di lobby pronte a scatenarsi. A porsi a difesa della regolamentazione europea sull’adozione degli strumenti di Intelligenza Artificiale, in particolare, è intervenuta in queste ore Margrethe Vestager, Commissario europeo per la concorrenza, la quale ha voluto puntualizzare in primis quello che è il ruolo della normativa nel contesto dell’approccio europeo al problema.
La storia inizia da lontano, da quando l’AI Act è approdato al Parlamento Europeo ed ha iniziato ad incontrare le prime resistenze da parte di quanti vedevano in questo intervento un modo scomposto per imporre vincoli normativi dove ancora occorreva invece lasciare spazio alla ricerca. Come sempre il trade-off è visto tra legislazione e innovazione, come se non sia invece utile far progredire di pari passo i due aspetti per evitare di arrivare a situazioni difficilmente recuperabili a posteriori. Questo dubbio dovrebbe essere legittimo soprattutto in seno all’Intelligenza Artificiale, ambito che più di una volta è stato circondato da allarmismo e che dovrebbe vedere un intervento politico sempre più proattivo.
AI Act: Vestager vs Macron
L’opinione di Emmanuel Macron è quella che ha tirato per la giacchetta la Commissione Europea portando Vestager ad una puntualizzazione necessaria. Secondo Macron, infatti, “possiamo decidere di regolamentare più fortemente e più in fretta rispetto ai nostri maggiori competitor, ma stiamo regolamentando cose che ancora non abbiamo prodotto né inventato: non è mai una buona idea“. Macron si fa portabandiera di quella scuola di pensiero che vorrebbe prima vedere l’IA in azione, per poi stabilire ove fissare i paletti e definire normative ad hoc. Margrethe Vestager, per contro, preferirebbe chiudere il cancello prima che i buoi possano scappare.
Secondo Vestager, l’AI Act è semplicemente un punto di riferimento normativo, una base sulla quale poter costruire tutto il resto. La sua esistenza non soltanto non limita la ricerca, ma la potenzia: conviene a tutti, infatti, poter agire all’interno di un mercato regolamentato, con precisi cardini sui quali sviluppare le azioni future ed evitando che la deregulation possa creare distorsioni impossibili ai danni di chiunque. “Se sviluppi modelli fondamentali, sai esattamente a cosa vai incontro. È importante che non vi sia alcuna regolamentazione eccessiva e che l’innovazione e la ricerca possano nuovamente essere promosse“.
Di fatto le parti stanno semplicemente affilando le armi. L’AI Act è ormai vicina all’approvazione europea, ma si arriverà in seguito alle ratifiche nazionali e in Francia, così come in altri Paesi quali Germania o Italia, la discussione è tanto agli inizi, quando fondamentalmente immatura. In Italia è chiaro come non solo non ci sia una vera opinione formata sul tema, ma anche che non vi siano le giuste persone ad affrontare la questione. Un problema politico, in primis, con tutte le parti in causa apparentemente sprovviste di personalità in grado di mettere in campo le giuste competenze per affrontare una questione importante come questa. In ballo non c’è soltanto un tema tecnologico, ma anche uno etico ed uno sociale: l’impatto dell’IA avverrà ad ampio raggio e non predisporre i giusti riferimenti normativi a livello nazionale rischia di gettare il mercato in quella zona grigia ove normalmente ci sono margini di manovra più per il sottobosco dell’illecito che non per i virtuosismi dell’imprenditoria.
Vestager ha però voluto andare anche oltre. Il Commissario raccomanda prudenza in virtù di un accesso più difficoltoso agli investimenti, cosa che sfavorisce le aziende europee rispetto a quelle concorrenti di tutto il mondo. Anche in tal senso, però, l’AI Act può essere d’aiuto: un mercato ben regolamentato è anche un mercato più protetto e prevedibile, dove è pertanto più facile far confluire finanziamenti. L’AI ACt non vuole essere ostacolo, insomma, ma bene collettivo sul quale investire per benefici comunitari. Regolamentazione vuol dire fiducia e sulla fiducia Margrethe Vestager intende costruire il futuro dell’Intelligenza Artificiale in Europa. C’è chi invece preferirebbe avere carta bianca e c’è da star certi che le pressioni per un alleggerimento della morsa arriveranno in modo prepotente nei mesi a venire. L’UE ha però le idee chiare in tal senso: l’AI Act è qui per restare, poiché questa è la base sulla quale l’IA sarà regolamentata negli anni in ogni singolo Paese membro.