È legittimo temere che l’intelligenza artificiale possa costarci il posto di lavoro, ma è innegabile che stia consentendo grandi progressi in alcuni settori vitali, nel vero senso della parola. Da qualche anno, ad esempio, viene utilizzata in medicina per diagnosticare malattie difficili da individuare.
Nel Regno Unito, una tecnologia di questo tipo potrebbe presto arrivare negli ospedali: può dire se una persona è a rischio di infarto fino a 10 anni dopo aver fatto una TAC. È il risultato di una ricerca iniziata nel 2023.
L’importanza di individuare i segnali di rischio
In Italia le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di decessi nella popolazione adulta, con oltre 17,5 milioni di morti premature all’anno e in 8 casi su 10 è possibile prevenire queste patologie attraverso stili di vita sani e controlli medici regolari. Si prevede che entro il 2030 questo numero aumenterà a 23 milioni.
Il problema come fa notare il professor Charalambos Antoniades, a capo dello studio, è che non sempre vengono colti i campanelli d’allarme presenti nelle TAC di chi sottopone a un controllo più approfondito. Spesso, in mancanza di anomalie evidenti, i pazienti vengono rassicurati e mandati a casa. L’AI invece, potrebbe aiutare a capire quali persone sono realmente in pericolo, cogliendo i segnali che al vaglio umano possono sfuggire.
Uno scanner potenziato con l’AI per prevedere il rischio di infarto
Gli scanner attuali presentano un limite significativo: non sono in grado di rilevare i danni causati dall’infiammazione delle arterie, che, se non trattata, può portare a un infarto. La sfida è stata quella di utilizzare l’AI per far emergere le informazioni nascoste e migliorare le immagini, mostrando i danni non visibili. Analizzando le caratteristiche delle placche coronariche e i cambiamenti nel grasso intorno alle arterie infiammate, queste misurazioni consentono di determinare il rischio assoluto di un paziente di subire un attacco di cuore fatale nei 10 anni successivi.
Risultati promettenti e prospettive future
Il sistema è stato testato su 40.000 pazienti britannici, dimostrando una chiara correlazione tra l’infiammazione delle arterie coronarie e un rischio estremamente elevato di gravi malattie cardiache, come l’infarto del miocardio. In base ai dati forniti dall’AI, i medici hanno modificato il trattamento somministrato ai pazienti nel 45% dei casi, prescrivendo farmaci che hanno ridotto il rischio di problemi cardiovascolari.
I team di ricerca stanno ora lavorando per esportare questa tecnologia negli Stati Uniti e in Europa, dove ha già ottenuto il via libera per l’uso clinico.
L’applicazione dell’intelligenza artificiale in campo medico apre nuove prospettive nella prevenzione delle malattie cardiache. Grazie a scanner potenziati con l’AI, sarà possibile identificare i pazienti a rischio di infarto fino a 10 anni prima, consentendo interventi tempestivi e personalizzati.