Per decenni, abbiamo fatto affidamento sui famosi “dieci link blu” di Google per trovare di tutto, dai consigli di viaggio ai jeans. Ma i tempi cambiano e i consumatori hanno trovato un nuovo alleato: i chatbot AI che fanno le ricerche per loro.
Adobe ha indagato su questo fenomeno e i risultati sono sorprendenti. Nell’ultimo anno, il traffico proveniente dai motori di ricerca AI è aumentato del 1.300%. Con un incredibile +1.950% durante il Cyber Monday. È vero che nel 2023 l’AI generativa era ancora agli inizi, ma questi numeri fanno comunque impressione.
Ricerca tradizionale vs AI: chi la spunta?
Ma non è solo una questione di quantità. La qualità conta e qui la ricerca AI sembra avere la meglio. Gli utenti che arrivano da una ricerca con i chatbot AI passano più tempo sul sito, visitano più pagine e hanno meno probabilità di andarsene subito rispetto a quelli che arrivano da una ricerca tradizionale. Insomma, l’AI li porta esattamente verso ciò che cercano.
Gli scivoloni dell’AI generativa
Attenzione però, non è tutto rose e fiori. Google, con le sue AI Overview, ha fatto qualche gaffe memorabile, come suggerire di mettere la colla sulla pizza o di mangiare una pietra al giorno per integrare i sali minerali… E Perplexity, la startup da 9 miliardi di dollari, è finita nei guai per plagio e violazione di copyright.
OpenAI, invece, sembra aver imparato dagli errori altrui. Ha lanciato la sua funzione di ricerca in ChatGPT in punta di piedi, presentandola come un prototipo e stringendo partnership con i media per evitare passi falsi.
Chatbot AI battono Google per lo shopping online: consigli mirati e zero pubblicità
E i consumatori? Loro sembrano aver già scelto. Usano i chatbot AI per lo shopping online, per fare ricerche e per trovare consigli su cosa acquistare. E apprezzano particolarmente l’assenza di pubblicità. OpenAI lo sa bene, tant’è che ha dichiarato che la inserirebbe in ChatGPT solo come “ultima spiaggia“.