Con le misure restrittive per la crisi sanitaria che vanno progressivamente allentandosi a livello globale, riprendono pian piano anche il business del turismo e quello legato agli spostamenti. A testimoniarlo l’attività di Airbnb, una delle piattaforme online che per ovvie ragioni nell’ultimo periodo ha maggiormente risentito dello stop a viaggi e trasferte tanto da decidere un forte ridimensionamento della forza lavoro impiegata.
Si ritorna a viaggiare, ma non all’estero
La società afferma che negli Stati Uniti tra il 17 maggio e il 3 giugno è stato registrato un volume di prenotazioni superiore rispetto a quello dello stesso periodo nel 2019. Trend simili sono emersi in altri paesi come Germania, Portogallo, Corea del Sud e Nuova Zelanda. Ad accomunare gli utenti da ogni parte del mondo la volontà di rimanere entro i propri confini nazionali. Insomma, in vacanza sì, ma non all’estero. Questo il commento del CEO Brian Chesky.
Le persone che sono rimaste bloccate nelle loro case per diversi mesi ora vogliono uscire: questo è molto, molto chiaro. Però, non necessariamente sono disposte a salire su un aereo e non si sentono ancora a loro agio con l’idea di lasciare il proprio paese.
Molti si stanno rivolgendo ad Airbnb anche per trovare una casa in cui lavorare in modalità smart working lontano dalla propria. Segnali positivi, ma che non porteranno a rivedere le previsioni di un forte ribasso per il settore: la società stima per il 2020 entrate pari a circa il 50% se confrontate con quelle del 2019.
I segnali incoraggianti raccolti nelle ultime settimane hanno inoltre spinto il gruppo a valutare nuovamente la possibilità di entrare in borsa entro l’anno, ipotesi inizialmente formulata per il primo trimestre e poi accantonata con l’obiettivo di non andare incontro a un probabile esito disastroso della IPO considerando la gravità del momento attraversato dal punto di vista economico.