La crisi sanitaria degli ultimi mesi ha spinto molti servizi a rivedere la propria natura e le proprie modalità di erogazione dell’offerta, puntando tutto o quasi su una forma virtuale. Una trasformazione che ha interessato anche Airbnb e ClassPass, piattaforme che di recente hanno iniziato a proporre attraverso i propri siti e le proprie applicazioni una serie di corsi e incontri organizzati remoto: dalle lezioni di cucina a quelle di fitness per eseguire gli esercizi a casa anziché in palestra. Secondo Apple il 30% gli introiti così generati deve finire nelle sue casse.
Apple ed esperienze virtuali: i casi Airbnb e ClassPass
Sarà uno degli argomenti di discussione affrontati nella giornata di domani quando Tim Cook, insieme ai numeri uno di Google, Facebook e Amazon, risponderà alle domande poste dal Congresso USA su questioni prevalentemente di natura antitrust. Lo scorso anno Spotify aveva puntato il dito contro la mela morsicata per motivazioni non troppo differenti.
Il gruppo di Cupertino dal canto suo difende la propria posizione attribuendola non a una questione legata ai guadagni, ma per garantire la correttezza nei confronti di quelle piattaforme e quegli sviluppatori che per anni si sono trovati nella condizione di dover far fronte al pagamento delle commissioni rispettando linee guida in vigore fin dal 2010. Le trattative con Airbnb proseguono al fine di trovare un accordo, mentre a ClassPass è stato concesso fino alla fine dell’anno per adeguarsi.
Quest’ultima ha interrotto l’offerta legata alle classi virtuali attraverso la sua applicazione disponibile per iOS. Nel caso di Airbnb, come riporta oggi il New York Times, una mancata stretta di mano potrebbe portare all’esclusione dell’applicazione dal catalogo di App Store.