Nel 2016 tutti gli utenti di Airbnb, host e ospiti, sono stati chiamati ad accettare e sottoscrivere un impegno con l’obiettivo di tenere il problema della discriminazione lontano dalla piattaforma. Stando a quanto reso noto nel fine settimana dalla società, i possessori di 1,4 milioni di account hanno deciso di non farlo, scegliendo di conseguenza di abbandonarla.
Airbnb e discriminazione: via 1,4 milioni di utenti
Era chiesto solo un click su una casella per l’accettazione di una policy tanto semplice quanto chiara: “Accetto di trattare tutti nella comunità di Airbnb, indipendentemente dalla loro razza, religione, nazionalità, etnia, disabilità, sesso, identità di genere, orientamento sessuale o età con rispetto, senza giudizi o pregiudizi”. Quasi un milione e mezzo di iscritti ha preferito premere il pulsante Rifiuto, trovandosi così di conseguenza escluso dal servizio.
Gli episodi riconducibili alla piaga della discriminazione purtroppo non mancano. La redazione del sito Gizmodo ne ha raccolti alcuni: un sostenitore di Trump che si è rifiutato di affittare uno spazio a un’ospite asiatica, un altro che ha fatto lo stesso con una donna transessuale definendo la sua presenza “scomoda” e gli host francesi che apertamente rifiutano ospiti di origini nordafricane. L’hashtag #AirbnbWhileBlack ne raccoglie numerosi sulle bacheche dei social.
Nel tempo la piattaforma ha introdotto una serie di accorgimenti al fine di contrastare il fenomeno. Nel 2018 ad esempio ha modificato una delle proprie policy facendo sì che la foto profilo di chi affitta una casa o una stanza venga mostrata solo dopo la conferma della transazione. È anche al lavoro con organizzazioni che si battono per i diritti civili con l’obiettivo di informare sul tema. Ad oggi Airbnb raccoglie inserzioni per circa 7 milioni di alloggi in tutto il mondo.