Da quanto è stato immesso sul mercato, non si è fatto altro che parlare di AirTag di Apple, in primo luogo per ciò che è, ovvero uno smart tracker, ma anche e soprattutto per il fatto che molti malintenzionati hanno cominciato a servirsene per tracciamenti indesiderati. Considerando le circostanze, Apple ha provveduto a pubblicare una guida apposita ed a programmare degli aggiornamenti ad hoc, ma ciò non è bastato, al puto da spingere terze parti a proseguire gli studi riguardo la correlazione tra gli atti di stalking e i localizzatori del gruppo di Cupertino.
AirTag e tracciamenti indesiderati, il problema va capito e risolto
Erica Olsen, direttrice del National Network to End Domestic Violence’s Safety Net Project, ha portato alla luce la necessità che le aziende di settore collaborino tra loro per rendere più i sicuri i dispositivi di localizzazione.
Penso che ci saranno delle limitazioni fintanto che le soluzioni rimarranno legate alle singole aziende. Le aziende potrebbero fornire informazioni reciproche e al pubblico su come vengono sfruttati i tracker Bluetooth. La condivisione dei risultati su come i rispettivi prodotti vengono utilizzati in modo dannoso è fondamentale per creare protezioni della privacy che funzionino ugualmente bene su tutti gli smartphone. Questo garantirebbe che tutte le aziende operino sugli stessi dati durante lo sviluppo di strumenti per prevenire o mitigare gli abusi.
Alexander Heinrich, ricercatore e studente presso l’Università tecnica tedesca di Darmstadt’s Secure Mobile Networking Lab, ha invece posto l’attenzione sulla mancanza di scansione in background su Android quando viene usato AirTag, che è uno dei punti deboli dello smart tracker. Il ricercatore ha inserito la funzione in questione nell’app AirGuard, disponibile gratuitamente sul Play Store e che l’università sta testando per determinare quanto possa essere effettivamente dannoso il tracking con AirTag.
AirGuard offre alcune funzionalità che Apple non offre, inclusa la possibilità di cercare AirTag in background senza dover premere un pulsante specifico all’interno dell’app.
Gli utenti che si servono di AirGuard possono aderire allo studio, il che consentirebbe di raccogliere dati anonimi non rintracciabili. Le informazioni raccolte includono la potenza del segnale degli AirTag scoperti, il numero di notifiche inviate all’utente e le date e gli orari ancorati a tali avvisi.