Nelle clausole della licenza per accedere al marketplace delle app di Windows Phone sembra essercene una contro l’utilizzo di licenze software GPLv3. Come già accaduto ad Apple, però, non sembra trattarsi di una scelta esplicita di Microsoft, ma il risultato logico degli obblighi richiesti dalla licenza open source che entrerebbero in contraddizione con la struttura di un marketplace.
A diffondere per primo la notizia il blog dello sviluppatore ed evangelist di Red Hat Jan Wildeboer, che ha spiegato come all’ articolo 5 della licenza di accesso a Windows Marketplace Redmond precisi di non accettare software o altri materiali “che, in tutto o in parte, sono disciplinati o sottoposti ad una Excluded License , o che altrimenti condizioni la Richiesta ai termini di una Excluded License “. Concetto ulteriormente approfondito alla lettera L dell’articolo 1 come “qualsiasi licenza che richiede, come condizione per l’utilizzo, la modifica e/o la distribuzione del software soggetto alla licenza, che il software o altro software combinati e/o distribuiti con essa sia (i) divulgato o distribuito in forma di codice sorgente, (ii) licenziato per creare opere derivate, o (iii) ridistribuibile senza alcun costo”. Insomma, a determinare l’esclusione sono le clausole di redistribuzione senza costi.
Alla definizione data nelle EULA segue proprio l’esemplificazione delle licenze GPLv3 e quelle ad esse equivalenti.
Wildeboer ha sottolineato come una scelta del genere strida con le dichiarazioni di amicizia di Microsoft al mondo open source, in particolare nel settore dei business software dove Redmond collabora con MySQL, PHP, Drupal, SugarCRM. Non riducendo a questo il discorso, il rapporto tra Microsoft e il mondo open source può facilmente essere definito complicato .
In realtà, tuttavia, questa volta sembra trattarsi di un problema di vera e propria incompatibilità e non di scelta discriminatoria da parte di Microsoft: il problema della compatibilità tra GPL e marketplace, infatti, si era già presentato a Cupertino con il caso VLC.
Come praticamente tutti i marketplace, infatti, sia quello di Apple che quello di Microsoft hanno delle condizioni ulteriori (anche nel caso di distribuzione gratuita) che limitano un’ulteriore distribuzione del software, entrando inevitabilmente in conflitto con le licenze virali GPL. Nel caso di Apple si parlava di GPLv2, ma con la versione 3 della licenza open source, poi, la restrizione rispetto alla distribuzione via app store con EULA come quelle di Cupertino e Redmond è stata resa esplicita.
Claudio Tamburrino