Cambridge (USA) – Gli sviluppatori di spyware e adware, nonché i loro committenti, per una volta dovranno preoccuparsi seriamente di quel che avviene sulle cattedre di Harvard e Oxford. Alcuni ricercatori delle due rinomate università hanno infatti inaugurato un progetto/sito, denominato Stop Badware Coalition , che ha come obiettivo la realizzazione di una community anti-malware . Un luogo dove gli utenti potranno non solo pubblicare le loro esperienze ma consultare anche una lista aggiornata di tutte le aziende che sono considerate conniventi con il fenomeno.
Berkman Center for Internet & Society di Harvard e Oxford Internet Institute sono riuscite a coinvolgere finanziariamente Google , Lenovo e Sun Microsystems, e politicamente Consumer Reports WebWatch , importante organizzazione del consumo negli USA.
“Si tratta soprattutto di un progetto per sensibilizzare ed informare la comunità online”, ha dichiarato Vint Cerf , uno dei padri della rete e coordinatore dell’iniziativa.
L’obiettivo a lungo termine di Stop Badware Coalition è quello di poter collaborare con gli sviluppatori software del settore sicurezza per individuare una soluzione definitiva al problema malware . Nel frattempo verrà utilizzata l’arma dell’ informazione , cercando di pubblicizzare il più possibile l’operato criminale di alcuni marketer. Aziende senza alcun tipo di remora, che infestano il Web con software che istallano sui PC pop-up pubblicitari molto spesso all’insaputa dell’utente.
La caccia sarà aperta contro ogni tipo di malware , quindi non solo spyware, ma tutte le applicazioni più pericolose che sono capaci di fare breccia nelle difese informatiche: virus, worm, trojan etc.
L’ultima indagine di Consumer Reports , per comprendere anche gli effetti economici della questione, ha rilevato che nel 2003/2004 le vittime del badware hanno dovuto spendere in media 250 dollari per riparare i propri PC; la cifra complessiva ha sfiorato i 3,5 miliardi di dollari.
Per ora i ricercatori non hanno ancora rivelato quali saranno le prime vittime del loro “dissing”, ma è certo che ogni mese sarà pubblicata una lista nera , con tanto di denominazioni sociali e consigli per risolvere i problemi creati dai loro programmi. “Non abbiamo in mente nomi specifici. E’ certo però che tutti d’ora in poi dovranno stare in allerta”, ha confermato John Palfrey, co-direttore di Stop Badware Coalition e direttore del Berkman Center for Internet & Society.
“Queste sono aziende che lavorano nell’ombra; alcune stanno tentando di guadagnare visibilità, ma se dovessero giocare sporco saranno punite”, ha dichiarato Beau Brendler, direttore di Consumer Reports WebWatch.
Secondo Cerf il progetto può essere paragonato ad altre iniziative come Urban Legend di
Snopes.com , ma con un senso di mutualità decisamente più spiccato.
Dario d’Elia