Dopo due anni e sei trimestri consecutivi in rosso, i due maggiori fautori della fusione tra la statunitense Lucent e la francese Alcatel abbandonano la loro creatura. Il CEO Patricia Russo lascerà l’azienda alla fine dell’anno , in tempo per traghettarla oltre la transizione che sarà avviata il primo ottobre con le dimissioni effettive dell’attuale presidente Serge Tchuruk.
Due anni che non sono stati tutti rose e fiori per l’azienda, entrata in fase operativa nel 2007 dopo la fusione, che nell’ultimo trimestre ha annunciato perdite per 1,1 miliardi di euro a fronte di oltre 4mila miliardi di introiti. Un risultato commentato con ottimismo da Russo, che anche nelle dichiarazioni odierne si dice convinta che “La nostra strategia sta avendo effetto, e i nostri risultati stanno dimostrando un buon progresso operativo”. Nulla di strano, quindi, se “Detto questo, ritengo sia il momento giusto per me per farmi da parte”.
Anche Tchuruk, nonostante tutto, ritiene che la sua quasi-ex-azienda si sia lasciata il peggio alle spalle : “La fase della fusione è terminata. Sono fiero che Alcatel-Lucent sia diventata un leader mondiale nella tecnologia che sta cambiando la nostra società”. E per confermare che la sua creatura è pronta a ballare da sola, dichiara che “È tempo che l’azienda acquisisca una personalità propria, indipendente dalle due che l’hanno preceduta. Il consiglio di amministrazione deve evolvere e il presidente deve dare il buon esempio”.
Il mercato sembra aver accolto bene la notizia: al momento (ore 21:15) il titolo guadagna quasi il 6 per cento a Wall Street, segno che probabilmente le notizie su un board più snello rassicurano gli investitori su una possibile maggiore agilità futura dell’azienda.
Resta l’ incognita della successione , visto che né Russo né Tchuruk hanno indicato alcun nome come loro possibile sostituto. Sarà necessario che le consultazioni in questo senso siano rapide, onde evitare di complicare ulteriormente l’assetto economico dell’azienda – seconda nel settore per dimensioni, alle spalle di Cisco e prima di Ericsson – che negli ultimi mesi ha dovuto ripetutamente accettare contratti in perdita e un taglio deciso dei listini per fare fronte alla concorrenza. ( L.A. )