Era già stato sottolineato qualche tempo fa e ora ci sarebbe anche uno studio scientifico a ribadirlo: la correlazione tra consumo di Internet e assunzione di alcool e droga è evidente. Lo sostiene una ricerca statunitense del Weill Cornell Medical College , secondo la quale gli adolescenti che fanno uso di alcolici spendono più tempo davanti al computer rispetto ai loro coetanei astemi.
I risultati arrivano da un sondaggio anonimo condotto su 264 teenager di età compresa tra i 13 e i 17 anni e pubblicato sulla rivista scientifica Addictive Behaviors .
Secondo l’autrice, la dottoressa Jennifer Epstein, sebbene non siano stati stabiliti fattori specifici collegati al consumo di alcolici e all’uso del computer da parte dei minorenni, sembra che questi ultimi abbiano esperienza con contenuti relativi al bere nel corso delle attività svolte online. “L’esposizione al materiale pubblicitario relativo ad alcolici oppure la visione di video che mostrano giovani consumare bevande ad alta gradazione potrebbero rafforzare lo stimolo a concedersi al bicchiere”, sostiene Epstein, professore di salute pubblica presso l’istituto.
Un vecchio discorso, insomma, simile al binomio, ormai comune , tra videogiochi e violenza. E dunque: se i videogame violenti stimolano nei ragazzi pulsioni omicide, allora la visione di un video che mostra giovani intenti all’uso di alcool e droghe spinge i coetanei a compiere le medesime azioni. Una specie di evoluzione della teoria del comportamentismo ai tempi dei social media.
Secondo Epstein, è importante che i genitori controllino l’uso del computer da parte dei propri figli dal momento che questi ultimi cominciano a utilizzarlo in età precoce. Uno strumento consigliato è l’uso di un filtro che blocchi determinati contenuti non graditi.
Il discorso in parte è diverso per il consumo di droghe. Secondo alcuni ricercatori del Massachusetts General Hospital e della University of Southern California , gli stati federali che hanno conosciuto, dal 2000 al 2007, un’enorme espansione dell’Internet veloce hanno aumentato sensibilmente i ricoveri ospedalieri per uso di droghe.
La ricerca, in questo caso, non assume l’uso del computer come stimolo e il consumo di droga come risposta. Il problema riguarda, invece, il proliferare in Rete di farmacie illegali che vendono con leggerezza farmaci il cui abuso può risultare letale .
Secondo Dana Goldman, autrice della ricerca, un esempio di tale dinamica è la circolazione massiccia di sostanze illegali “smerciate” online nei campus statunitensi. I farmaci più richiesti sono gli antidolorifici narcotizzanti come Percocet e Oxycontin , venduti da farmacie online che spesso ignorano i requisiti di rilascio rispettati da quelle fisiche.
Ad avvalorare i risultati ci sarebbe la rilevazione sulla mancata crescita del consumo di droghe che non sono disponibili in Rete. Gli studi successivi dovrebbero dimostrare, secondo i ricercatori, le procedure di vendita dei farmaci online e indagare il problema delle farmacie all’estero che ubbidiscono a una giurisdizione diversa da quella statunitense.
Cristina Sciannamblo