L’assistente virtuale di Amazon oggi non solo è presente nei dispositivi della linea Echo, ma anche in una serie di apparecchiature destinate alla domotica, all’intrattenimento e all’automotive. Il raggio d’azione di Alexa andrà estendendosi ulteriormente in futuro grazie a una nuova iniziativa messa in campo dal gruppo: per gestire gli algoritmi dell’IA sarà sufficiente 1 MB di RAM.
1 MB di RAM sarà sufficiente per Alexa
Il requisito attuale è cento volte maggiore: 100 MB di RAM accompagnati da un processore basato su architettura ARM (Cortex-A). Cosa renderà possibile un simile passo in avanti? La risposta è semplice: lo spostamento di gran parte del lavoro sul cloud, delegandolo ai server dell’infrastruttura AWS, così che le operazioni da gestire in locale possano essere ridotte al minimo. Riportiamo di seguito in forma tradotta la dichiarazione attribuita a Dirk Didascalou, Vice President della divisione IoT per Amazon Web Services.
Stiamo spostando la maggior parte del lavoro verso il cloud. L’unica cosa di cui necessiterà ancora il dispositivo sarà l’identificazione della wake word.
Il device dovrà dunque integrare solo ed esclusivamente le componenti necessarie a riconoscere i comandi per l’attivazione di Alexa, dopodiché l’elaborazione degli input vocali sarà delegata per intero alla nuvola. Ciò significa che l’assistente virtuale potrà essere integrato direttamente in prodotti come lampadine e persino interruttori, senza che questi debbano interfacciarsi con i più tradizionali hub per le smart home. Al tempo stesso, però, alcune funzionalità oggi eseguibili offline potrebbero andar perse.
Percorrere una strada di questo tipo consentirà inoltre di ridurre i prezzi dei dispositivi (fino al 50% secondo la previsione) poiché sarà sufficiente dotarli di specifiche hardware contenute, facendo leva ad esempio sui chip a basso consumo realizzati da Qualcomm, NXP e altri maker.