Da lungo tempo sotto il fuoco incrociato di accesissime polemiche che hanno circondato i suoi sistemi di raccolta dati e classificazione e pressata dalla concorrenza , Alexa ha deciso di cambiare strategia. Il servizio, noto per le sue criticatissime classifiche , è in fase di ristrutturazione. Sul suo sito da alcune ore avverte: “Le nostre classifiche sono cambiate”.
In una pagina dedicata spiega di cosa si tratta. I dati della Alexa Toolbar non sono più l’unica fonte di ispirazione per i ranking pubblicati dall’azienda: ora Alexa si affida ad una “molteplicità di fonti per offrire una migliore indicazione della popolarità di un sito web”. Quali siano queste fonti per ora Alexa non intende rivelarlo, ma tutti i ranking realizzati in precedenza non sono più disponibili : ci sono invece dati che risalgono agli ultimi 9 mesi, presumibilmente realizzati secondo le nuove metodologie.
Cercando di trovare un equilibrio tra il passato ed il presente, Alexa afferma che i ranking precedenti (dai quali risultava , ad esempio, che YouTube registrava più traffico di Google) non erano tanto inesatti quanto diversi . In sostanza Alexa ammette che la toolbar era uno strumento del tutto inadatto allo scopo : “Gli interessi e le abitudini di navigazione degli utenti della toolbar potevano essere diversi da quelli della popolazione Internet generica in molti modi, e ne abbiamo parlato sul nostro sito. Mentre la maggioranza dei ranking dei siti non cambia, abbiamo lavorato per far sì che il nuovo sistema di ranking abbia un peso specifico. I nuovi ranking dovrebbero riflettere meglio gli interessi e le abitudini di surfing degli utenti Web”.
Alexa, dunque, non rinuncia ad affermare che il proprio strumento di rilevazione sia comunque destinato a fornire statistiche attendibili sulla popolarità dei siti. Una visione che non condividono in tanti: c’è chi evidenzia come i nuovi ranking siano così diversi da quelli precedenti da mettere in dubbio in modo sostanziale tutta l’attività pregressa . Il che significa, evidentemente, che è anche difficile affidarsi ai ranking attuali come se fossero attendibili. Il problema però, osservano altri, è che Alexa è uno strumento così semplice che molti danno per scontata la sua attendibilità , al punto che può finire per influire persino sugli investimenti nelle attività web laddove gli investitori non sono al corrente dei plus e dei minus del servizio.
Ma il punto centrale rimane sempre quello: il nuovo Alexa è più accurato del precedente? C’è chi giura che così non sia , facendo degli esempi: network di più siti possono paragonare i risultati registrati dai propri spazi web con la comparazione effettuata da Alexa. E scoprire che siti molto meno frequentati di altri si continuano a piazzare ben al di sopra di spazi web decisamente più popolari.
Il problema di fondo è naturalmente quello delle fonti . Alexa non ha mai dichiarato con chiarezza quanti fossero gli utenti della sua Toolbar e quale fosse il loro profilo demografico, la localizzazione sul territorio e via dicendo. Ed ora, riferendosi alle fonti, si limita ad affermare che i ranking sono ottenuti “analizzando l’uso del Web di milioni di utenti della Alexa Toolbar e dati ottenuti da altre fonti, diverse, sul traffico Internet. Quelle informazioni vengono selezionate, gestite, anonimizzate, calcolate e computate fino a quando si traducono nelle classifiche di Alexa”.
Qualcuno consiglia di usare Alexa solo se abbinato a Compete , Quantcast e magari ai dati di società di rilevazione come HitWise , Nielsen e comScore . Ma in questo modo un giochino così divertente come quello delle classifiche rischia di diventare troppo complicato e noioso e di perdere almeno una parte del suo appeal. Peraltro, c’è anche chi si limita a parlare del “nuovo ranking” come dell’ennesima boutade di Alexa.