New York (USA) – La ricerca online è legata alle potenzialità e qualità dei motori di ricerca utilizzati? Non la pensa così Amazon che, con la sussidiaria Alexa , ha intenzione di mettere a disposizione degli utenti un archivio di ben 4,5 miliardi di pagine web di 16 milioni di siti “navigabili” utilizzando uno strumento di ricerca personale .
In pratica, spiega Amazon, gli utenti e le aziende – con un minino di competenze nel settore della programmazione – potranno sviluppare proprie piattaforme di ricerca per individuare i contenuti online che rispondono ai requisiti di loro interesse. Gli utenti pagheranno per il processing e per lo spazio archivio di cui hanno bisogno.
Il listino del servizio è quanto mai articolato: un dollaro per un’ora di processing, un dollaro per disporre per un anno di un gigabyte di spazio online, un dollaro per 50 gigabyte di dati elaborati, un dollaro per ogni gigabyte uploadato o scaricato.
Alexa ogni mese aggiorna il suo database, che ha già raggiunto i 300 terabyte . L’obiettivo è quello di rispondere alle esigenze professionali espresse – sostiene Amazon – da numerose aziende: il web search “personalizzato” potrebbe essere utilizzato sinergicamente con applicazioni e servizi corporate.
Ad esempio, un sistema di ricerca per le immagini potrebbe disporre di query correlate ai dati addizionali delle fotografie digitali, come la data, il modello della cam che ha scattato la foto, le dimensioni etc. Secondo gli esperti questo servizio potrebbe persino rivoluzionare l’intero mercato della ricerca online, grazie soprattutto ai limitati costi di investimento . La creazione di un’infrastruttura di questo genere per la ricerca e l’indicizzazione del pagine online avrebbe bisogno di un impegno finanziario decisamente proibitivo per la maggiorparte delle società. In questo modo, invece, la personalizzazione degli strumenti di ricerca viene messo, secondo il gigante dell’e-commerce, alla portata di tutti.
Amazon accende così la competizione con Google e Yahoo. Da una parte la ricerca online per i professionisti e i programmatori, dall’altra quella per le masse. Una nuova e-revolution è vicina?
Dario d’Elia