Il mondo dell’arte incontra quello dell’intelligenza artificiale e riporta in vita uno dei massimi esponenti del movimento surrealista. A tre decenni dalla scomparsa, Salvador Dalí è pronto ad accogliere i visitatori della mostra Dali Lives: Art Meets Artificial Intelligence che sarà ospitata in primavera dal museo dedicato all’artista nella città di St. Petersburg, in Florida.
Salvador Dalí rinasce con l’IA
Dal comunicato dell’iniziativa apprendiamo che l’operazione è stata resa possibile grazie alla collaborazione con lo studio Goodby Silverstein & Partners di San Francisco, dando in pasto agli algoritmi di machine learning le centinaia di interviste registrate da Dalí e altro materiale d’archivio, permettendo così all’IA di analizzare ogni dettaglio dell’aspetto, della voce, dei movimenti e delle espressioni facciali. Una volta acquisite le informazioni, il software è stato in grado di generarne una riproduzione virtuale verosimile, baffi inclusi.
Salve, sono Salvador Domènec Felip Jacint Dalí i Domènech e sono tornato.
In un altro filmato la versione artificiale dell’artista si allontana dalla tela e rivolgendosi al pubblico parla della sua lunga e solida relazione con la morte, durata quasi trent’anni e finalmente giunta al termine.
Io non credo nella mia morte. E voi?
Non è la prima volta che si fa ricorso a tecnologie avanzate per riportare in vita gli artisti. Grazie agli ologrammi, ad esempio, negli anni scorsi Michael Jackson è tornato sul palco e i Pantera potrebbero esibirsi in una suggestiva reunion con una riproduzione tridimensionale del chitarrista Dimebag Darrell.
Nel caso di Dalí il sistema e le dinamiche del suo funzionamento richiamano alla mente il progetto Synthesizing Obama attraverso il quale un team di ricercatori ha dimostrato come un’IA sia in grado di attribuire a chiunque (in questo caso all’ex Presidente USA) un discorso in realtà mai pronunciato. Un approccio simile è anche quello che di recente ha condotto alla nascita e alla crescita incontrollata del fenomeno deepfake che vede gli algoritmi impiegati per fini tutt’altro che nobili.