Più belli con la tecnologia e non si tratta di bisturi al laser o robot microchirurgici. A fare miracoli ci pensa un software. Un’applicazione sviluppata da un’ equipe di informatici della Hebrew University di Gerusalemme è studiata per trasformare qualsiasi volto, dandone una versione che viene definita “ottimizzata”.
Per realizzare questa trasformazione, il software cattura alcuni tratti distintivi del volto che gli viene sottoposto e li modifica secondo i “canoni classici”, seguendo i quali peraltro si otterrebbe come risultato un volto di maggiore “bellezza”.
Per realizzare l’applicazione, i ricercatori israeliani sono partiti da una serie di studi, secondo i quali esisterebbero appunto “canoni universali” e “innati”, che caratterizzano la bellezza del volto – con riferimento ad esempio alla forma dell’ovale, alla distanza tra gli occhi, alla curvatura delle labbra e altro ancora. Con queste indicazioni, hanno costruito un set di volti (più o meno aderenti ai canoni) che hanno sottoposto ad un campione di volontari. Infine, hanno elaborato insieme i canoni originari e i risultati del sondaggio a campione, approdando ad un modello matematico computerizzato.
“Questa tecnologia si potrebbe trasformare in un prodotto dove, per esempio, c’è un web service che consente di migliorare o rendere più belle le fotografie caricate dagli utenti”, dice a Reuters uno dei responsabili del progetto, il prof. Dani Lischinkski, da decenni impegnato nella modellazione 3D.
Il sistema non è propriamente nuovo – algoritmi simili a quelli qui descritti vengono già oggi impiegati per alcune produzioni cinematografiche e televisive – ma potrebbe comunque trovare un buono sbocco commerciale . Gli impieghi possibili sono diversi: qualcuno potrebbe semplicemente cercare di raccordare il proprio make-up con le immagini “ottimizzate”; qualcun altro potrebbe invece finire per andare dal chirugo plastico… Già oggi comunque, come racconta CrunchGear , una versione del software è scaricabile come plugin di Photoshop.
È vero progresso? Ai posteri (se non direttamente al mercato) l’ardua sentenza. Certamente, dal punto di vista tecnico il programma è efficace: se per per prova gli si dà “in pasto” un volto già gradevole, ad esempio, il sistema la trasforma in una forma oggettivamente ancor più graziosa. E lo stesso accade con i visi “normali”. Inoltre, per garantire una maggiore consonanza tra immagine modificata e immagine originale, il software mantiene i “segni particolari” presenti in ogni volto.
Ma non tutto sembra filare liscio: in fase di testing una delle persone coinvolte ha lamentato di non riuscire ad usare il tool perché “poco etico ed irritante”, in ragione del suo evidenziare i difetti comunque presenti in qualsiasi volto. In secondo luogo, il sistema abbisogna per funzionare di immagini dei volti ad alta risoluzione, dato che ne limita le potenzialità. Da ultimo viene messo all’indice il “fattore familiarità”: davanti alle immagini abbellite di alcuni divi del cinema, ad esempio, la maggior parte dei soggetti intervistati hanno dichiarato di preferire l’originale alla versione abbellita. Ciò dipenderebbe, secondo i ricercatori, dalla familiarità acquisita con i volti noti.
Gli studiosi comunque frenano la corsa alla bellezza standard, spiegano di non voler assolutamente uniformare il senso della bellezza quanto semmai investigare sui meccanismi dell’attrazione, e magari consentire a chiunque di modificare anche solo un poco il proprio volto, magari anche solo in foto.
Giovanni Arata