Un’asteroide, una cometa oppure un artefatto di origine aliena? I ricercatori di SETI non escludono a priori alcuna possibilità, parlando di Oumuamua, come si legge in un comunicato comparso sul sito ufficiale dell’istituto. Noto agli addetti ai lavori anche con il nome 2017 U1, è il primo corpo interstellare di cui abbiamo avuto una prova concreta derivante da un’osservazione diretta.
SETI e Oumuamua
Avvistato nell’ottobre dello scorso anno, la sua origine è ancora oggi ignota. Il team del programma Search for Extra-Terrestrial Intelligence (lo stesso del progetto SETI@home) afferma di aver impiegato il radiotelescopio californiano ATA (Allen Telescope Array) per intercettare e interpretare le emissioni radio provenienti da Oumuamua, durante il suo passaggio a circa 274 milioni di chilometri dalla Terra, una distanza di poco inferiore rispetto al diametro dell’orbita percorsa dal nostro pianeta. Lo studio è stato condotto tra il 23 novembre e il 5 dicembre 2017, esattamente un anno fa.
Sebbene fino ad oggi non siano state effettuate misurazioni tali da poter confermare la teoria, non si può escludere che la natura di Oumuamua sia artificiale. Un’ipotesi rafforzata, secondo alcuni, dalla particolare forma dell’asteroide (o cometa) che richiamerebbe alla mente quella descritta nel romanzo “Incontro con Rama” (1972) di Arthur C. Clarke.
Queste le parole di Gerry Harp, uno degli autori della documentazione relativa allo studio che nel febbraio del prossimo anno verrà pubblicata sulle pagine della rivista Acta Astronautica.
Stiamo cercando un segnale che proverebbe la presenza di una qualche tecnologia nell’oggetto e di conseguenza la sua origine artificiale. Non abbiamo trovato emissioni di questo tipo, nonostante una ricerca approfondita.
Energie e risorse buttate, dunque? Nient’affatto: l’esperienza maturata con la ricerca potrà tornare utile all’intera comunità scientifica per meglio osservare e riconoscere altri eventuali corpi interstellari in transito nella nostra porzione di universo. Inoltre, il metodo applicato potrà consentire di approfondire la conoscenza di ciò che è presente nel sistema solare e ancora non comprendiamo a fondo.
Forse non abbiamo trovato gli alieni, ma abbiamo compiuto un passo in avanti nel percorso che porta il genere umano a scrutare gli angoli più reconditi di ciò che ci circonda. Nel mese di settembre ESA (l’Agenzia Spaziale Europea) ha ipotizzato, sulla base delle informazioni raccolte dal satellite Gaia, che l’origine di Oumuamua sia da attribuire a una ancora non meglio identificata stella nana presente nella Via Lattea.