Zila Abka e Amirul Shah sono due cittadini malesi ed entrambi affermano di aver creato l’immagine All eyes on Rafah con l’intelligenza artificiale. È quella che, quasi certamente, negli ultimi giorni abbiamo tutti incrociato sulle bacheche dei social network. Così, un contenuto virale condiviso con l’obiettivo di sensibilizzare su un tema importante come quello della guerra, è diventato esso stesso un terreno di scontro.
Il copyright dei contenuti IA e All eyes on Rafah
L’intera vicenda, con tanto di interventi diretti dei protagonisti, è disponibile su NPR. Ciò che qui ci interessa è sottolineare come, quanto sta accadendo, possa essere innalzato a esempio perfetto per descrivere l’attuale situazione riguardante la tutela del copyright, quando in gioco ci sono file generati dall’IA.
Non c’è alcun metatag che possa attribuire la ragione all’una o all’altra parte. Non si può far affidamento su una filigrana utile per stabilire chi sia il creatore. L’unica possibilità è ricostruire la storia, fatta di prompt, post e condivisioni.
Il contenuto è stato inviato per la prima volta da Zila Abka, insegnante 39enne di scienze, al gruppo Facebook chiamato Prompters Malaya, in data 14 febbraio. È stato generato con Bing Image Creator di Microsoft (ora Copilot Designer), poi l’autrice ha aggiunto l’etichetta “Ai generated” per chiarire la sua natura IA e la firma.
Amirul Shah, studente 21enne di Kuala Lumpur e attivo su Instagram con l’account Shahv4012, ha invece condiviso la scorsa settimana un template che riprende la stessa immagine, ma con alcune differenze: mancano le scritte aggiunte in post-produzione e risulta più alta, espansa in verticale. È stato ripubblicato oltre 50 milioni di volte in pochi giorni.
Zila Abka ritiene che il contenuto sia suo, ripulito delle etichette e dato poi in pasto a uno strumento di IA generativa per aggiungere le parti mancanti, in alto e in basso.
Aggiungiamo che, alla richiesta di chiarimenti tramite messaggi diretti su Instagram, Amirul Shah ha bloccato un reporter di NPR.
Questione di prompt e di modelli: chi ha ragione
Stabilire chi abbia ragione non è semplice. Replicare in modo preciso il comportamento di un’intelligenza artificiale è pressoché impossibile, soprattutto senza conoscere il prompt impiegato. Inoltre, i modelli sui quali fanno leva questi sistemi sono in continua evoluzione e mutano le loro modalità di funzionamento nel tempo.
Al netto delle considerazioni relative all’efficacia di una campagna di sensibilizzazione condotta via social, attraverso la condivisione talvolta compulsiva di un’immagine, con dinamiche del tutto simili a quelle che portano un meme a rimbalzare sugli schermi degli utenti, la vicenda potrebbe assumere i connotati del primo vero caso di disputa sulla proprietà e sull’originalità dei contenuti IA. E l’impressione è che non sarà l’ultimo.