Il controllo passeggeri presso uno dei principali aeroporti internazionali americani, il Newark Liberty International Airport , fa acqua da tutte le parti. Le ultime simulazioni, svoltesi la settimana scorsa, hanno dimostrato che gli addetti alla sicurezza non sono stati in grado di rilevare la presenza di armi e bombe nel 90% dei casi .
Gli ufficiali federali in borghese della U.S. Transportation Security Administration (TSA) si sono intrufolati nel terminal più grande del noto aeroporto statunitense. Con una ricca collezione di bombe fasulle, “sapientemente celate” sotto bottiglie di plastica, bendaggi medici e giacconi, sono riusciti a passare i checkpoint senza problemi. La Sicurezza aeroportuale ha fallito 20 volte su 22, dimostrando di fatto la totale inefficienza del sistema di controllo o forse l’incredibile furbizia dei federali in incognito.
Secondo Bruce Schneier , considerato dall’ Economist e dall’ambiente IT un “security Guru”, il problema è più complesso di quello che sembra. Non si tratterebbe di totale inettitudine o della sola incapacità di utilizzo degli strumenti di controllo messi a disposizione, ma di un limite analitico e cognitivo .
Schneier, come aveva già spiegato su Wired mesi fa, è convinto che il cervello umano non sia naturalmente adatto a questo tipo di attività. L’analisi visiva, anche attraverso i monitor del metal detector, è basata sul cosiddetto “pattern matching”, ovvero il riconoscimento di forme e oggetti in relazione a schemi pre-stabiliti. In pratica, di fronte ad un flusso continuo di dati, elaborati dai sensi, la mente interviene e normalizza il tutto annullando le differenze . Il fenomeno psicologico non è strettamente legato ai controlli aeroportuali, ma ad ogni genere di ispezione.
Allo stesso tempo, la volontà di eludere il controllo – da parte di un eventuale terrorista – rende le operazioni ancora più difficili. L’operatore non solo deve riuscire a sottrarsi dal meccanismo di “annullamento percettivo”, ma deve confrontarsi con la creatività illusionista altrui.
“In verità i controlli di questo tipo non servono per catturare i gruppi ben organizzati, ma i folli e gli incompetenti. Per ogni pericolo vi è una contromisura adatta. Aumentare i rischi per i professionisti vuol dire convincerli a cambiare obiettivo. Questo è il lavoro che si sta facendo”, ha commentato Schneier. In pratica l’attuale strategia, in linea di massima, è giusta.
Secondo l’esperto statunitense un eventuale aumento degli investimenti dovrebbe essere indirizzato verso lo sviluppo di dispositivi di screening più evoluti, ma non più invasivi. Meglio, un personale più preparato e l’utilizzo di unità in borghese in giro per l’aeroporto. Insomma, un approccio vecchio stile . Un agente esperto, in fondo, non ha bisogno di troppi controlli per rilevare un individuo sospetto. E poi come sostiene Schneier “… non siamo in grado di tenere le armi fuori dalle carceri. Non possiamo certamente tenerle fuori dagli aeroporti”.
Intanto la TSA ha deciso di avviare un’indagine interna per scoprire chi ha divulgato i dati dei test. “Mi sembra una reazione normale, dato che sono state svelate informazioni sensibili”, ha dichiarato Ann Davis, portavoce della TSA. Posizione non condivisa dal Governatore Jon Corzine e dal deputato William Pascrell Jr., membro del House Homeland Security Committee. “Non mi sembra il momento per una caccia alle spie, sarebbe bene concentrarsi sui risultati di queste simulazioni”, ha commentato Corzine. “Ne stanno approfittando per creare un polverone che sembra voler minare il diritto dei cittadini di sapere”.
“Ogni impiegato governativo con accesso ad informazioni di sicurezza sa bene quali siano le responsabilità connesse e le conseguenze di un’eventuale divulgazione non autorizzata”, ha sottolineato Davis. “Rivelare i metodi di formazione e i risultati dei test al pubblico non solo viola le norme federali, ma può compromettere l’integrità dei processi di screening, offrendo di fatto ai terroristi un certo vantaggio”.
“Sono sconcertato dal fatto che TSA si stia preoccupando più di individuare la gola profonda, che risolvere i problema di sicurezza rilevati”, ha dichiarato Pascrell. “In verità chi ha parlato dovrebbe essere protetto dal rischio di denuncia”.
Dario d’Elia