Alphabet ha pubblicato i risultati finanziari per il secondo trimestre dell’anno fiscale, numeri che superano le aspettative di Wall Street ma che confermano ancora una volta una realtà fattuale impossibile da contestare: l’Alfabeto voluto dai fondatori di Google è uno scatolone vuoto senza il business dell’advertising di Mountain View.
Negli ultimi tre mesi i ricavi complessivi di Alphabet/Google ammontano a 21,5 miliardi di dollari, una crescita del 21 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso; i profitti netti risultano essere pari a 5,97 miliardi di dollari, anche qui una crescita a doppia cifra (+28 per cento) rispetto al 2015. Alphabet ha superate le aspettative del mercato, che non ha caso ha apprezzato facendo salire il valore delle azioni in borsa del 5 per cento.
Alphabet è Google, Google è l’advertising su Web e nella nuova trimestrale l’advertising “pesa” per ben 17,53 miliardi sui 21,5 complessivi: superate anche in questo caso le stime degli analisti, mentre sul fronte delle “teste” impiegate a Mountain View i numeri sono saliti ancora di 2.000 unità superando quota 66mila.
Per quanto riguarda la divisione “altre scommesse” di Alphabet, vale a dire il contenitore in cui Google ha spostato tutte le iniziative sperimentali ad alto rischio come le auto robotiche, le connessioni a 1 gigabit di Fiber, i palloni della Internet aerostatica e tutto il resto, la parola “business” stona un po’ con il contesto visto che si parla di ricavi da 184 milioni di dollari (erano 74 milioni nel 2015) contro perdite da 859 milioni di dollari.
Un segnale positivo , che lascia quantomeno intendere una possibile diversificazione dalla dipendenza dell’advertising, è invece rappresentato dalla crescita dei ricavi “alternativi” inclusivi di vendite e servizi enterprise, store Play di Android, hardware. In quest’ultimo caso si parla di 2,17 miliardi di dollari di ricavi, un magro 11 per cento dell’intero business di Alphabet che è comunque cresciuto del 24 per cento quarto-su-quarto.
Stando a quanto ha sostenuto il CEO di Google Sundar Pichai, il fattore principale alla base della crescita attuale del business è il mobile: per i prossimi 10 anni, invece, gli algoritmi di intelligenza artificiale (machine learning) permetteranno di mantenere gli stessi ritmi di sviluppo (e affari).
Alfonso Maruccia