I risultati finanziari del primo trimestre di Alphabet sarebbero più che lusinghieri, se non fosse per le aspettative rapaci degli azionisti e, soprattutto, per il fatto che Alphabet senza Google – e Google senza l’advertising – sarebbe un contenitore quasi vuoto.
Nei primi tre mesi del 2016 Alphabet ha incamerato vendite complessive per 20,26 miliardi di dollari mentre i ricavi netti ammontano a 4,2 miliardi; in entrambi i casi si tratta di un +17 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con Google a rappresentare il 99 per cento della torta con 20,1 miliardi di dollari di affari e 6,3 miliardi di ricavi operativi. Alphabet quindi è Google, e Google continua a essere un’azienda che distribuisce advertising con un giro di affari trimestrale di 18,2 miliardi di dollari e un +16,2 per cento anno su anno; il costo degli ad (costo-per-click) cala del 9 per cento, e la cosa forse però in questo caso dovrebbe preoccupare non poco il management per il prossimo futuro.
Il futuro, dalle parti di Mountain View, è un’incognita: gli azionisti non sono soddisfatti della crescita a doppia cifra di Alphabet/Google, mentre nei suoi progetti “Moonshot” ad alto contenuto tecnologico (rete in fibra ottica, IA, auto a guida automatica ecc.) la corporation ha bruciato quasi un miliardo di dollari in tre mesi.
Ma dai succitati progetti Moonshot, Alphabet si aspetta di ricavare il suo business di nuova generazione: soprattutto perché l’era dello smartphone è già bella che terminata a favore della messaggistica, i “chatbot”, la realtà virtuale e altre keyword che vanno ora di moda. Ora tocca solo convincere gli azionisti .
Alfonso Maruccia