Cala il sipario, scendono i titoli di coda e i palloni si sgonfiano per tornare a terra. Termina così l’avventura del Project Loon, qualcosa che nasce come una chimera, cresce come un sogno e si spegne come un rammarico.
Scendono a terra i palloni del Project Loon
Alphabet mette le carte in tavola: nonostante il progetto Loon sia stato un successo dal punto di vista ingegneristico, questo non basta per renderlo qualcosa su cui il gruppo possa ulteriormente investire. Il tentativo di renderlo un successo commerciale, infatti, presentava tempi troppo lunghi e rischi troppo ampi per poter proseguire oltre. X Company, il laboratorio di esperimenti in seno alla famiglia Google, ha quindi spento le luci sui palloni che volavano nella stratosfera.
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L’obiettivo di Loon era quello di portare nella stratosfera dei palloni aerostatici in grado di volare a lungo alimentando strumenti utili a creare una grande rete mesh sospesa nell’aria, dalla quale portare connettività in terra. Così facendo si sarebbe potuta portare la connettività ovunque, anche nelle aree più remote del pianeta. Ma Google è stata chiara nelle motivazioni che hanno affondato il progetto: la relativa impossibilità di rientrare nei piani di investimento per via di eccessive difficoltà a livello di vendita dei servizi di connettività.
Il progetto sarà smantellato. Parte delle risorse umane impiegate sarà assorbito dalle consociate della famiglia Google, mentre un piccolo team rimarrà ancora operativo per riportare i palloni di test ancora in volo sul Kenya. Loon rimarrà un sogno a occhi aperti e nulla più di questo. Anche l’omologo progetto Facebook improntato sui droni autonomi non navigava in buone acque: resta ora da capire se Google ne abbia solo anticipate le gesta o se anche per Zuckerberg sussistano medesimi dubbi di percorribilità.