Altroconsumo annuncia l’avvio di una nuova battaglia legale contro le società di telefonia fissa, colpevoli – a dire dell’associazione – di richiedere costi aggiuntivi che non hanno ragion d’essere nel caso in cui l’utente decidesse di cambiare il gestore della linea telefonica domestica. La pratica di abusare dei cosiddetti “contributi di disattivazione” coinvolge un po’ tutti, e Altroconsumo chiama in causa le sei principali compagnia telefoniche italiane cioè Fastweb, Infostrada, Telecom, Teletu, Tiscali e Vodafone. Una pratica che in teoria dovrebbe essere stata cancellata dalle liberalizzazioni operate da Bersani nel 2007.
L’associazione pro-consumatori ha inviato 6 diversi ricorsi all’Autorità Garante per le Comunicazioni (Agcom), contestando la pratica degli operatori vale a dire la mancata e incorretta informazione fornita agli utenti sui costi da sostenere per cambiare gestore.
Si tratta di costi che in ogni caso “non sono congrui” né giustificati in virtù del decreto Bersani del 2007 sulle liberalizzazioni, spiega Altroconsumo, e che possono variare dai 40 euro di Vodafone sino ai 107,69 euro di Tiscali; l’obolo richiesto da Telecom ammonta a 60,50 euro nel caso di cambio gestore entro il primo anno di contratto.
Piuttosto astuto, dice ancora Altroconsumo, il comportamento delle telco nel classificare (in fattura) queste spese con una terminologia ogni volta diversa come “importo per dismissione” (Fastweb), “corrispettivo recesso anticipato” (Vodafone) eccetera. L’associazione invita gli utenti a segnalare i proprio casi tramite fax (06/69644926) o sul sito .
Alfonso Maruccia