Samsung non ha riportato in modo corretto la quantità di memoria storage contenuta nei suoi dispositivi? Altroconsumo, associazione italiana di rappresentanza dei consumatori, a marzo del 2016 aveva presentato l’atto di citazione presso il Tribunale di Milano proprio per questa vicenda. Da oggi è possibile aderire a una richiesta di rimborso fino a 304 euro grazie a un’azione collettiva (prevista dall’ art. 140 del Codice del Consumo).
Da agosto 2009 a dicembre 2014 Samsung avrebbe fornito informazioni imprecise sulla reale capacità della memoria di numerosi smartphone e tablet , dalla serie S mini e non (in totale 16 modelli di apparecchi mobile) fino ai Tab 3-4-5 ed S (in questo caso 7 modelli di tablet) arrivando nei peggiori dei casi a offrire fino al 40 per cento in meno di memoria disponibile (secondo test di laboratorio) rispetto a quanto nominalmente dichiarato. Nel 2014 l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva sanzionato l’azienda coreana per un milione di euro, e oggi i “grattacapi” per Samsung proseguono.
“L’obiettivo dell’azione di Altroconsumo è semplice e complesso insieme: eliminare le pratiche che negano la trasparenza vuol dire sgomberare elementi strutturali di disturbo allo sviluppo del mercato e alla fiducia dei consumatori. Imprese, operatori economici e consumatori non devono agire su fronti opposti: l’empowerment del consumatore può solo giovare ad un mercato in piena evoluzione di sistema” conferma l’associazione. Per Marco Pierani, direttore relazioni esterne per Altroconsumo, si tratta di “Una decisione storica, perché legata a un’azione collettiva di risarcimento che nasce in Italia e i cui effetti ricadranno ovunque, investendo un colosso della telefonia e dell’elettronica presente sul mercato internazionale”.
Come previsto dalla legislazione italiana, i consumatori coinvolti avranno diritto a richiedere il rimborso dei danni effettivi, ovvero di quanto speso , dietro dimostrazione di regolare acquisto. In ogni caso sono da dimenticare i risarcimenti da capogiro previsti oltreoceano, dove la class action è accompagnata anche da rimborsi per danni morali e spese legali rappresentando una vera minaccia e deterrente per le grandi aziende. Dal 2010, anno dell’entrata in vigore della possibilità di chiedere un “risarcimento del danno subito da un gruppo di cittadini danneggiati dalla stessa azienda in una situazione omogenea”, ad oggi (qualora si registrasse un esito positivo) si tratterebbe solo della seconda vittoria legale di questo tipo (nel 2013 erano stati risarciti gruppi di viaggiatori del tour operator Wecantour).
La cifra riguardante l’ipotesi di rimborso è quindi molto indicativa. Qualora tutto dovesse concludersi positivamente per la class action l’importo che i clienti potranno portare a casa sarà poco più che simbolico (i modelli coinvolti sono infatti datati e il valore economico della memoria molto limitato). Samsung Electronics Italia, inoltre, in risposta all’ordinanza emessa dal Tribunale di Milano, “esprime il proprio disaccordo per tale decisione e comunica che sta valutando la possibilità di proporre reclamo contro l’ordinanza”. Samsung precisa che “i fatti oggetto della decisione si riferiscono esclusivamente al periodo 2009 – 2014 e solo ad un numero molto limitato di vecchi modelli”.
Chi rientra nella schiera degli scontenti potrà aderire all’azione collettiva, grazie al sostegno di Altroconsumo, dotandosi della numerazione progressiva indicata nell’ordinanza, il codice IMEI del dispositivo e lo scontrino d’acquisto (necessariamente in territorio italiano). A breve anche i clienti Apple potrebbero approfittare di questa opportunità . Anche Cupertino infatti avrebbe riportato in modo analogo i dati tecnici posti sulle confezioni.
Mirko Zago