La Commissione europea ha accettato gli impegni presi da Amazon per risolvere amichevolmente i tre casi antitrust relativi all’uso dei dati dei venditori di terze parti, del Buy Box e del programma Prime. Terminano quindi le indagini avviate nel 2019 e 2020 per valutare l’eventuale violazione delle leggi antitrust. L’accordo prevede una durata minima per evitare possibili sanzioni.
Gli impegni di Amazon
L’imminente accordo era stato anticipato dal Financial Times all’inizio del mese. La prima indagine era stata avviata il 17 luglio 2019 e riguardava l’uso di dati non pubblici dei venditori di terze parti. Secondo la Commissione europea, Amazon utilizza questi dati per favorire il suo business retail rispetto ai concorrenti.
Insieme alla comunicazione degli addebiti su questo caso, il 10 novembre 2020 era stata avviata una seconda indagine relativa ai criteri utilizzati da Amazon per consentire ai venditori di accedere al Buy Box e al programma Prime. Secondo la Commissione, l’azienda di Seattle favorisce il suo business retail e i suoi servizi di logistica e spedizione.
Amazon si impegna quindi al rispetto di specifiche condizioni. Innanzitutto non userà più i dati non pubblici dei venditori per il suo business retail. Inoltre non applicherà più un trattamento discriminatorio nell’assegnazione del Buy Box e mostrerà un secondo Buy Box se esiste una seconda offerta di un altro venditore che differisce dalla prima per prezzo e/o spedizione. Infine, i venditori Prime potranno scegliere liberamente le aziende che offrono servizi di spedizioni.
Gli impegni devono essere attuati entro sei mesi (giugno 2023). Quello relativo ai dati dei venditori dovrà durare cinque anni, mentre quelli su Buy Box e programma Prime dovranno essere rispettati per sette anni. In caso contrario, Amazon rischia una sanzione fino al 10% del fatturato annuo o una penale pari al 5% del fatturato giornaliero per ogni giorno di mancato rispetto.
Gli impegni su Buy Box e programma Prime non sono validi in Italia, dato che Amazon deve già rispettare l’ordine di AGCM del 30 novembre 2021. Un portavoce dell’azienda ha dichiarato:
Siamo lieti di aver affrontato le preoccupazioni della Commissione europea e risolto questi problemi. Anche se continuiamo a non essere d’accordo con molte delle conclusioni preliminari della Commissione Europea, ci siamo impegnati in modo costruttivo per garantire che possiamo continuare a servire i clienti in tutta Europa e supportare le 225.000 piccole e medie imprese europee che vendono attraverso i nostri negozi.