John Matze, CEO di Parler, ieri ha dichiarato che ogni partner sta abbandonando la società, persino i suoi avvocati. Dell’elenco anche Amazon e più precisamente AWS che ha fin qui messo a disposizione la propria infrastruttura cloud alla piattaforma finita nei giorni scorsi al centro della bufera poiché ritenuta uno dei canali impiegati per coordinare l’assalto a Capitol Hill. Servirà almeno una settimana per completare il passaggio a un altro provider.
Terra bruciata intorno a Parler, lasciato solo
Secondo quanto riportato da BuzzFeed News, la decisione presa da AWS sarebbe giustificata dal fatto che i post violenti ospitati dal social network costituiscono una palese violazione dei termini sottoscritti da tutti coloro che scelgono di affidarsi ai servizi del gruppo. Nell’agosto 2019 una motivazione del tutto simile ha portato a interrompere la collaborazione con Gab, altro lido online associato all’estremismo di destra.
La piattaforma Parler è stata fondata nel 2018, ma abbiamo iniziato a parlarne solo lo scorso anno quando Trump e alcuni suoi fedelissimi hanno valutato la possibilità di spostarvi la campagna elettorale in vista delle Presidenziali USA dopo che i social network più importanti (Facebook e Twitter) hanno eseguito il fact checking di alcuni dei post pubblicati. L’esodo vero e proprio ha poi preso il via in seguito alla vittoria di Joe Biden. Nonostante la quasi improvvisa popolarità ha faticato a monetizzare con l’advertising: pochi investimenti per via della natura dei contenuti ospitati. Nei giorni scorsi, in seguito all’assalto di Capitol Hill, la dura presa di posizione da parte di Google e Apple. Nel fine settimana ha accolto anche un esponente della politica nostrana, Matteo Salvini.