Amazon, blog in vendita

Amazon, blog in vendita

Il colosso dell'ecommerce di improvvisa editore, oltre che distributore: invita i blogger a vendere post sulla piattaforma Kindle. Ma è Amazon a stabilire il prezzo degli abbonamenti
Il colosso dell'ecommerce di improvvisa editore, oltre che distributore: invita i blogger a vendere post sulla piattaforma Kindle. Ma è Amazon a stabilire il prezzo degli abbonamenti

Contributi mensili per flussi di notizie, microabbonamenti per foraggiare gli autori che dipanano feuilleton a mezzo post: Amazon mette in vendita i blog con la mediazione di Kindle . I blogger che parteciperanno al programma potranno diramare contenuti a pagamento presso i lettori dotati dell’ebook reader.

Il servizio Kindle Publishing for Blogs Beta si configura come lo snodo per mette in contatto fornitori e fruitori di contenuti: ai blogger che vogliano rivolgersi ad una platea di lettori che si interseca forse solo in parte con quella dei lettori abituali, è semplicemente chiesto di mettere a disposizione di Amazon il feed delle proprie notizie. Penserà Amazon, nel giro di 48 ore, a formattare i post perché siano visualizzabili su Kindle, attinti alla rete con la connessione WiFi in dotazione dell’ebook reader e consumabili anche in assenza di connettività, come avviene per un ordinario aggregatore di feed.

A differenza di quanto accaduto finora, con la piattaforma Amazon che veicolava i contenuti di una selezionata frotta di blogger celebri e molto seguiti, Publishing For Blogs è aperto a tutti coloro che desiderino tentare di rivolgersi a masse di fedeli lettori, che gli consentano di raggranellare qualche spicciolo. Sarà Amazon a decidere quanto , una cifra che oscilla tra i 99 centesimi di dollaro e gli 1,99 dollari per sottoscrizione: il prezzo imposto agli utenti sarà deciso sulla base di quanto Amazon “ritiene sia un prezzo equo per coloro che effettuano una sottoscrizione”.

La spartizione delle entrate, osservano in molti, non appare equa : Amazon si accaparrerà il 70 per cento delle entrate per aver accolto i blogger nel proprio ecosistema. Agli autori spetterà il residuo 30 per cento , una percentuale che risulta poco proporzionata a coloro che la raffrontano con piattaforme animate da dinamiche simili, quali l’App Store di Apple, che consegna ai fornitori di contenuti la fetta più grossa delle entrate. È vero però che la piattaforma basata su Kindle non deterrà l’esclusiva dei contenuti che veicola: i blogger continueranno a postare come in precedenza, i netizen potranno continuare a consultare i post senza dover possedere un Kindle.

Il modello di business su cui si fonda Kindle Publishing for Blogs non sembra convincere appieno , così come non sembrano convincere le dinamiche di gestione dei diritti degli autori sui contenuti che producono. Amazon, nelle prime ore dall’apertura ai blogger del servizio, consentiva a tutti di attribuirsi il merito di alimentare un flusso di post: non incontrava alcun ostacolo chiunque desiderasse offrire a pagamento il feed di un qualsiasi blog. Bastava inserire la URL del feed RSS e una semplice descrizione per iniziare a macinare sottoscrizioni e monetizzare contenuti altrui . Amazon ha ora rimosso il riferimento alle pagine dei sedicenti celebri blogger, ha promesso in futuro di “reagire energicamente” per disporre le rimozioni.

La riproposizione di contenuti estratti dai blog non è che una sfaccettatura del modello di business di Amazon, che si sta estendendo a paesi sempre più numerosi, Italia compresa. Se il colosso dell’ecommerce sembra tenere il coltello dalla parte nel manico nei confronti dei blogger, nell’ambito degli ebook a dettare legge appaiono essere gli editori: hanno imposto ad Amazon di riconoscere loro la possibilità di garantire o meno la fruibilità della funzione text to speech di Kindle 2 affinché non si sovrapponesse al mercato degli audiobook, hanno già iniziato a disabilitarla a proprio piacimento.

Ma Amazon stessa sembra ambire alla possibilità di gestire tutta la catena del valore del libro, digitale o cartaceo che sia. Amazon può approfittare una grande mole di dati raccolta attraverso il proprio catalogo online: raccoglie pareri e recensioni, accumula log relativi alle singole pagine dedicate a opere in vendita sul proprio marketplace. Il colosso dell’ecommerce metterà a frutto questi dati per accaparrarsi gli autori più quotati dai cittadini della rete, e magari non valorizzati dalla casa editrice con cui pubblicano: è Amazon, nel quadro del programma AmazonEncore , a rivolgersi all’autore con più potenzialità, ad acquisire i diritti della sua opera, a investire in lui affinché diventi un redditizio caso editoriale.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
18 mag 2009
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