Nonostante vari problemi, tra cui il blocco di siti legittimi, Piracy Shield viene considerato un successo. Amazon, Cloudflare, Google e altre Big Tech affermano invece che la piattaforma rappresenti una minaccia per il commercio digitale e Internet. Tali iniziative antipirateria causano un aumento dei costi e una censura involontaria.
Piracy Shield minaccia il libero commercio
L’accusa verso Piracy Shield è contenuta nel documento (PDF) inviato dalla Internet Infrastructure Coalition (I2Coalition) allo United States Trade Representative (USTR). I2Coalition è un’organizzazione che rappresenta sia piccoli che grandi provider cloud, hosting, CDN, DNS e VPN, tra cui Amazon, Cloudflare, Google, GoDaddy, AtlasVPN e ExpressVPN.
Il gruppo ha evidenziato che le misure antipirateria, introdotte per bloccare contenuti illegali, minacciano la natura gratuita e open di Internet, ostacolando il libero commercio dei servizi forniti dalle aziende statunitensi. In passato, gli ordini di blocco erano indirizzati solo agli ISP. Oggi sono stati estesi ai provider DNS, CDN e VPN. Inoltre non viene effettuato un adeguato controllo, quindi viene bloccato l’accesso a siti legittimi.
Tra i paesi citati nel documento c’è appunto l’Italia. La I2Coalition sottolinea che Piracy Shield ha causato il blocco di indirizzi IP usati da provider cloud, impedendo l’accesso a servizi e siti con nessuna connessione alla pirateria. Il riferimento è al blocco degli indirizzi IP di Cloudflare e Google Drive.
Il gruppo aggiunge inoltre un’altra accusa. Invece di risolvere i problemi rilevati, il Parlamento ha approvato modifiche alla legge che impone ai provider DNS e VPN di bloccare i contenuti segnalati dai titolari dei diritti. Considerata l’assenza di controlli adeguati, ciò potrebbe causare l’interruzione dei servizi, il blocco di siti legittimi e la chiusura delle VPN in Italia (come già accaduto).
AGCOM ha diffidato DAZN per aver segnalato l’indirizzo IP di Google Drive, ma non c’è nessuna intenzione di sospendere Piracy Shield, come hanno suggerito due commissari dell’autorità. Secondo un altro commissario (Massimiliano Capitanio), la piattaforma funziona perfettamente. In soli 8 mesi sono stati bloccati oltre 32.000 indirizzi IP.