Una vera e propria guerra di logoramento è in corso nel mondo dell’editoria: da una parte c’è Amazon, dall’altra Hachette, nel mezzo i lettori e gli scrittori che sono probabilmente le vere vittime della battaglia. La questione è iniziata settimane addietro , è esplosa negli ultimi giorni e la polemica non accenna a placarsi : per ultima è stata Amazon a pubblicare una lettera-appello ai propri clienti (curiosa la storia del dominio utilizzato ), in risposta a una lettera aperta firmata da centinaia di scrittori e pubblicata pure sul New York Times . Uno stallo che pare insuperabile per ora , e che rischia di costituire un pericoloso precedente per tutto il mercato dei contenuti online.
Le accuse reciproche non sembrano mancare: Hachette non pare intenzionata a scendere a patti con Amazon, Amazon non vuole cedere sulle proprie richieste. In ballo viene tirato un argomento da sempre caro ai lettori, ovvero il prezzo degli ebook : se è vero che per vendere un libro in formato elettronico non c’è bisogno di carta, di tipografia, di spedizioni e di tutta la logistica, come mai il costo delle nuove pubblicazioni non è sensibilmente più basso? Su www.readersunited.com l’azienda di Jeff Bezos sciorina numeri che dimostrerebbero l’efficacia della leva del prezzo per convincere i lettori a comprare più copie : un vantaggio indubbio per gli scrittori, che si vedrebbero riconosciuta una cifra superiore per i diritti, oltre che essere letti da un numero maggiore di persone.
Ci sono solo vantaggi, dunque, ad approfittare del canale di vendita di Amazon (secondo Amazon): vantaggi che gli scrittori starebbero perdendo, e negando ai lettori, a causa dell’atteggiamento intransigente di Hachette (ed è facile immaginare anche di altri editori). Viene suggerito un parallelo con il successo dei tascabili , arrivati a cavallo della Seconda Guerra Mondiale e che stravolsero per sempre il mercato librario: milioni di copie di edizioni “economiche” sono stati venduti, e altri milioni di copie digitali potrebbero essere vendute portando altri soldi nelle tasche dei detentori dei diritti. Oggi, come allora, c’è una reazione “istintiva” al cambiamento: qui Amazon commette un errore, citando maldestramente George Orwell e stravolgendone le parole (parrebbe che l’autore britannico osteggiasse l’introduzione dei tascabili, mentre invece ne era un sostenitore convinto), ma più in generale è l’intero tono della missiva a suonare inconsueto . Amazon fa appello ai lettori per sostenere le sue tesi presso Hachette, ma è evidente che al momento le categorie più danneggiate da questo braccio di ferro sono i lettori stessi e gli scrittori che pure l’azienda di Seattle dice di voler difendere.
Nel loro appello , gli scrittori non usano mezze misure: accusano esplicitamente Amazon di averli danneggiati rifiutando le prenotazioni dei libri, ritardandone la spedizione, rifiutando di applicare alcuna politica promozionale sul prezzo, addirittura spingendosi a suggerire l’acquisto di altri libri sulle pagine in cui era in vendita un volume edito da Hachette . Gli scrittori respingono ogni accusa di sudditanza psicologica rispetto alle case editrici, rivendicano maggiore attenzione da parte di Amazon e vogliono chiamarsi fuori da questa epica battaglia per il controllo del mercato in cui sono capitati. Cosa impedirà, si domanda polemicamente l’autore di best seller Douglas Preston, in un futuro in cui Amazon abbia acquisito sempre maggiore potere sul mercato librario di decidere per l’esclusione dal suo catalogo di un autore “problematico” per la gestione del prezzo di copertina delle sue opere? Con Preston si sono schierate firme di grido come Stephen King, Suzanne Collins, John Grisham: Amazon potrà anche sostenere che la posizione degli scrittori non sia unitaria, ma di sicuro ci sono parecchie persone poco soddisfatte del trattamento ricevuto.
La critica dell’operato di Amazon, comunque, non è unanime : a Jeff Bezos va riconosciuto l’aver intuito l’importanza del canale della vendita via Internet, prima e con maggiore convinzione degli editori stessi . Allo stesso tempo non si può negare che Amazon abbia tutto l’interesse a sostenere il business del suo e-reader Kindle: eliminare i vecchi editori tradizionali dall’equazione e trattare direttamente con gli autori sarebbe un vantaggio indubbio, e quindi non si può non rilevare una qualche forma di conflitto di interessi in questa circostanza. Hachette, da parte sua, ha già anche risposto pubblicamente : puntualizzando che i conti di Amazon non tornano, letteralmente, e che l’interesse di Hachette coincide con quello dei suoi clienti e collaboratori.
Difficile prendere le parti di una o dell’altra: Amazon e Hachette sono aziende con migliaia di dipendenti, fatturati da miliardi di dollari , e il loro tornaconto non necessariamente coincide con gli interessi del consumatore finale. Neppure gli scrittori sembrano del tutto al riparo da queste scaramucce: tutto si può dire, tranne che gli autori abbiano il controllo delle proprie opere, che al momento sono contese e strattonate tra due giganti che sovrastano sia gli scrittori che i lettori.
La prova della belligeranza di Amazon potrebbe essere la polemica analoga che ha iniziato anche con Disney : dopo i dissapori con Hachette e Warner, pare che questa volta siano i prodotti della major di Topolino a essere finiti boicottati nel catalogo Amazon , con i prossimi titoli di cassetta (Capitan America e Maleficent, così come un lungometraggio dei Muppet) privati della possibilità di prenotarli . Di sicuro Amazon non pare lasciarsi intimorire dall’importanza o dalla mole dei suoi interlocutori: se questo poi si traduca realmente in un servizio migliore e prezzi più bassi , o non si tratti di semplice strategia aziendale (pur legittima) per garantirsi maggiori profitti, è qualcosa che andrà valutato quando almeno un po’ del polverone si sarà diradato.
Luca Annunziata