Amazon ha dichiarato di non volersi adeguare alle richieste della Federal Trade Commission (FTC) che vorrebbe controlli più stringenti sugli acquisti in-app.
La questione si è aperta con Apple, costretta dalla FTC a rimborsare gli utenti vittime di acquisti accidentali ed a modificare il sistema degli acquisti in-app : Cupertino ha così deciso di imporre agli utenti l’inserimento della propria password per ogni spesa all’interno di un’applicazione; successivamente anche Google si è adeguata .
Dopo FTC, peraltro, anche le autorità italiane hanno avviato un’istruttoria nei confronti di Google, Apple, Amazon e Gameloft ritenendo che alcune pratiche adottate in particolare nelle cosiddette app freemium (gratuite da scaricare, ma che prevedono costi aggiuntivi successivi), potrebbero indurre i consumatori a non conoscere preventivamente gli effettivi costi delle stesse. Allo stesso modo si è mossa nel mese di febbraio la Commissione Europea con un’inchiesta volta ad analizzare la stessa questione.
Tuttavia Amazon ha risposto picche alle richieste di adeguamento di FTC, dicendosi disposta a ricorrere in tribunale per far valere le proprie ragioni. Secondo il negozio digitale detentore del brevetto sull’acquisto one-click “l’acquisto in-app era e rimane un nuovo segmento in rapida evoluzione, sulla base del quale abbiamo costantemente migliorato l’esperienza dei nostri clienti”.
Per quanto riguarda l’eventuale incauto acquisto da parte di minori attraverso i dispositivi lasciati incustoditi dei genitori, situazione che ha dato il via al dibattito facendo finire Apple in tribunale, Amazon ha peraltro riferito di aver messo a disposizione un sistema interno di assistenza attraverso cui provvede a rimborsare i suoi clienti .
Claudio Tamburrino