Una operazione di epurazione delle recensioni considerate fasulle: commenti entusiasti su opere scritte da membri della stessa famiglia, recensioni di scrittori dedicate a libri di altri scrittori, casi di compravendita o manipolazione dei giudizi espressi, casi che Amazon ha deciso di eliminare dallo spazio dello shopping online.
Negli ultimi mesi la piattaforma di Jeff Bezos ha cancellato migliaia di review considerate false, senza però specificare quanti esattamente siano i commenti fatti sparire né spiegare i criteri seguiti per individuare i casi sospetti.
La vicenda ha innescato un dibattito peraltro mai sopito , prontamente amplificato dalle colonne del New York Times : la recensione è semplicemente l’ espressione di un entusiasmo o necessita di regole definite ? Gli scrittori devono essere autorizzati a pubblicare giudizi sui propri colleghi così come hanno sempre fatto offline o devono essere trattati come concorrenti le cui recensioni sono da bannare? Ha senso un’ondata di giudizi positivi su un libro se l’autore li sta espressamente sollecitando?
I casi citati sono molteplici. Uno dei più significati è quello di Harriet Klausner , tra i recensori più prolifici presenti su Amazon, rispetto alla quale ci si chiede come sia possibile avere all’attivo oltre 25mila commenti, come sia possibile leggere così in fretta e, dunque, il motivo per il quale i giudizi in questione risultino essere vere e proprie, talvolta ingiustificate, esaltazioni.
Ci sono pochi dubbi che Amazon abbia fatto delle recensioni un vero e proprio mercato, addirittura prevedendo meccanismi di premio per i recensori più fedeli, valorizzando i commenti dei lettori più di altri venditori come Apple o Barnes&Noble e utilizzandoli per guidare gli acquisti. Un sistema che, stando anche agli ultimi aggiornamenti, sembra necessitare di qualche aggiustamento .
Secondo un recente report pubblicato da Gartner Research , l’industria degli ebook appare inquinata dalla presenza di recensioni fasulle o comprate. Diverse le società editoriali che si presterebbero all’acquisto di account fittizi per produrre recensioni che favoriscano maggiori vendite. Nei casi di autoproduzione, invece, si registrano casi in cui gli autori pagano altri utenti per pubblicare recensioni positive o, diversamente, si trasformano in recensori delle proprie opere con commenti decisamente lusinghieri. Una vera e propria macchia nell’industria del publishing digitale secondo gli analisti di Gartner Research, che nel nel 2014 potrebbe arrivare a costituire ben il 15 per cento del totale dei commenti pubblicati.
Cristina Sciannamblo