I dipendenti di Amazon avrebbero effettuato l’accesso a dati relativi alle vendite di commercianti e brand terzi che operano sulla piattaforma con l’obiettivo di impiegarli nello sviluppo dei prodotti con il proprio marchio, valutando così quelli con il maggiore potenziale in termini di ritorno economico. È quanto sostiene un articolo comparso sulle pagine del Wall Street Journal e che fa riferimento alle testimonianze fornite sia da alcuni ex collaboratori del gruppo sia da un attuale membro del team. Si parla di una “pratica comune discussa apertamente nelle riunioni”.
Sapevamo che non avremmo potuto farlo, ma al tempo stesso stiamo realizzando dispositivi con brand Amazon e vogliamo venderli.
I venditori terzi e i prodotti a marchio Amazon
Il gigante dell’e-commerce si è pronunciato sulla questione nel luglio dello scorso anno di fronte alle autorità statunitensi, negando comportamenti di questo tipo che potrebbero essere interpretati come anticoncorrenziali. Riportiamo di seguito in forma tradotta la replica della società affidata oggi alla stampa d’oltreoceano.
Così come altri rivenditori guardiamo le vendite e i dati relativi ai negozi per fornire ai nostri clienti la migliore esperienza possibile. Tuttavia, proibiamo in modo severo ai nostri dipendenti di utilizzare informazioni non pubbliche e relative a uno specifico venditore per determinare quali prodotti lanciare con la nostra etichetta. Sebbene non riteniamo che queste affermazioni siano vere, le stiamo considerando in modo molto serio e abbiamo aperto un’indagine interna.
I prodotti in questione non sono esclusivamente quelli delle linee Fire, Kindle o Echo, ma in primis articoli come accessori dedicati ad esempio al settore automotive e al merchandise. Le policy di Amazon proibiscono categoricamente la pratica.