Una vera e propria guerra delle tasse. Scatenata dal Dipartimento delle Entrate dello stato del North Carolina e successivamente fomentata da una stizzita azione legale da parte del rivenditore online Amazon. Al centro della bufera, una richiesta giudicata illegittima dall’azienda di Seattle, che non sembra avere la minima intenzione di consegnare i dati relativi ai suoi clienti .
In precedenza , i tax collector del North Carolina avevano comunicato ad Amazon di voler ottenere una serie di informazioni – tra cui nominativi, tipologia di prodotti e indirizzi fisici – riguardanti circa 50 milioni di acquisti online. Effettuati per la precisione dai cittadini dello stato a stelle e strisce in un arco temporale che va dal 2003 al 2010.
Alla base della richiesta del dipartimento, una tassa del 5,75 per cento sulla spedizione dei vari prodotti da parte di Amazon, non pagata dai clienti residenti nello stato statunitense dal momento che l’azienda di Seattle non ha né uffici né magazzini in North Carolina. Il che autorizzerebbe il rivenditore a non imporre la suddetta percentuale ai suoi clienti.
Amazon aveva comunque già divulgato al Dipartimento delle Entrate una serie di dati anonimi, relativi alle categorie di prodotti venduti oltre che agli zip code degli utenti. Ma gli ispettori hanno minacciato il retailer online con un ultimatum: fornire dati aggiuntivi entro il 19 aprile o affrontare conseguenze di natura legale. Conseguenze che Amazon ha deciso di fronteggiare in tribunale.
“Ipotizzando il migliore degli scenari per i consumatori – ha spiegato un portavoce del negozio elettronico – il dipartimento ritirerà le sue richieste, dopo aver riconosciuto una violazione del diritto alla privacy dei residenti in North Carolina”. Nella sua causa, Amazon ha sottolineato come gli ispettori dello stato statunitense finiranno per calpestare i diritti garantiti dal Primo Emendamento della Costituzione a stelle e strisce.
Mauro Vecchio