Anticipata dalle indiscrezioni , Amazon ha ora annunciato l’avvio di un programma di consegne fra pari: saranno ordinari cittadini e non corrieri specializzati a incaricarsi di recapitare a destinazione pacchi e pacchetti, in cambio di una paga oraria.
Amazon Flex è il nome del programma a cui il colosso dell’e-commerce ha appena dato il via nella città di Seattle: promette la massima autonomia ai corrieri occasionali, che possono organizzare la propria attività del giorno in turni di 2, 4 o 8 ore, o offrire la propria disponibilità per intervalli fino a 12 ore per date successive nel calendario. La paga oraria? Amazon assicura tra i 18 e i 25 dollari.
Al candidato corriere spetterà stabilire il proprio raggio d’azione, e ritirare i pacchi presso il centro di smistamento desiderato: per il momento si occuperà di recapitare i prodotti nel contesto del programma Amazon Prime Now, che prevede consegne rapide nel giro di un’ora dall’ordine e che include generi di consumo come alimentari e bevande. Forse per la necessità di operare tempestivamente, Amazon ammette solo candidati provvisti di auto e patente di guida, ma nel prossimo futuro potrebbe estendere la proposta a corrieri che operino in bicicletta o a piedi. Altro requisito, il possesso di uno smartphone Android: l’app impiegata per gestire la logistica non è evidentemente stata sviluppata per essere compatibile con altri sistemi operativi mobile.
L’iniziativa di Amazon, sottolineano gli osservatori, è mirata al contenimento dei costi delle consegne , cresciuti nel 2014 del 31 per cento, ad un ritmo maggiore del fatturato: fino ad ora l’azienda si è affidata a diversi servizi, dai servizi postali di stato ai corrieri privati, pare abbia esplorato la via delle acquisizioni strategiche e sta studiando la possibilità di automatizzare le consegne con una flotta di droni, legge permettendo .
In attesa dell’evolvere delle opportunità offerte da tecnologia e quadro normativo, mentre amplia senza sosta l’ offerta ai consumatori, Amazon proverà dunque a gestire parte del sistema di consegne coinvolgendo collaboratori autonomi e occasionali. Questo modello, a cui è stata affibbiata l’ etichetta di gig economy in contrapposizione all’ ideale di sharing economy , permette di risparmiare i costi delle garanzie offerte ai lavoratori dipendenti e di scaricare sui collaboratori i costi di gestione degli strumenti di lavoro, in cambio della flessibilità della propria attività. Anche in questo caso, come dimostrano i contenziosi in corso fra gli autisti di Uber e l’azienda, non è scontato che la legge non imponga ad Amazon un ripensamento.
Gaia Bottà