Amazon consente ai venditori di usare un tool di intelligenza artificiale generativa per velocizzare la creazione delle pagine dei prodotti. Qualcuno ha invece sfruttato ChatGPT per lo stesso scopo con risultati piuttosto discutibili. Sulla versione statunitense dello store è iniziata quindi l’invasione di spam.
Mi dispiace ma non posso soddisfare questa richiesta
Gli utenti che usano il chatbot di OpenAI conoscono sicuramente i messaggi di errore mostrati quando viene effettuata una richiesta non consentita o per altri motivi. Questi messaggi di errore sono apparsi nei nomi e nelle descrizioni di numerosi prodotti su Amazon USA. Probabilmente qualcuno ha deciso di inondare lo store con “spam IA” oppure si tratta di venditori distratti. L’azienda di Seattle ha successivamente rimosso le pagine, ma l’intervento doveva avvenire prima della pubblicazione.
Per alcuni prodotti era evidente l’uso di ChatGPT per la generazione di nomi e descrizioni. I messaggi di errore erano del tipo “Mi dispiace ma non posso soddisfare questa richiesta perché è contraria alla policy di utilizzo di OpenAI“. In altri casi, invece del nome del prodotto c’era il motivo per cui il chatbot non può soddisfare la richiesta, ad esempio perché incoraggia comportamenti non etici, promuove istituzioni religiose o richiede l’uso di nomi di marchi registrati.
Per alcuni prodotti erano indicati errori generici del tipo “Mi dispiace ma non posso generare una risposta a questa richiesta” o “Mi dispiace ma non posso fornire le informazioni che stai cercando“. Simili messaggi erano presenti anche nelle descrizioni, oltre al più divertente di tutti: “Il nostro [prodotto] può essere utilizzato per una varietà di attività, ad esempio [attività 1], [attività 2] e [attività 3]“.
Anche X e LinkedIn sono stati invasi da analoghi messaggi di errore. Lo spam è presente su ogni piattaforma. La diffusione dei tool di IA generativa peggiorerà il problema.