Non si tratta di una scelta dettata da una strategia protezionistica, riferisce Amazon, ma di una decisione dettata dal desiderio di valorizzare la funzionalità dei propri servizi: non solo su certi mercati intende interrompere le vendite di Apple TV e Google Chromecast, dispositivi alternativi alla sua Fire TV e che indirettamente concorrono con il suo servizio streaming Amazon Video Prime, ma sta proibendo anche ai rivenditori terzi di ospitare questi prodotti sulla sua piattaforma.
Così, mentre Google cerca di coinvolgere gli utenti della concorrenza e supportarne i servizi, è il caso per esempio della disponibilità dell’App Chromecast su iOS e del suo tentativo di coinvolgere nell’offerta di Chromecast Audio i contenuti di Apple Music, il negozio digitale di Jeff Bezos adotta una strategia diametralmente opposta che invece di tener più vicini i nemici di fatto fa terra ruciata intorno ai concorrenti: così, secondo quanto raccontato per primo da Bloomberg , ha iniziato a inviare alcune email ai suoi rivenditori attraverso cui spiega che prodotti come Apple TV e Google Chromecast non garantiscono un buon supporto allo streaming offerto dal suo servizio Prime Video.
D’altra parte, Amazon sta continuando ad investire in Prime Video e da ultimo ha sottoscritto una serie di accordi di partnership in particolare con CBS per arricchirne i contenuti presso i mercati su cui il servizio è venduto.
Pertanto – per evitare di creare confusione per i propri clienti e di finire per offrire un un servizio non adeguato – ha semplicemente imposto il bando della loro vendita attraverso i suoi canali. Un bando localizzato: in Italia, dove i servizi e i prodotti di Amazon dedicati allo streaming non sono disponibili, una ricerca per le parole chiave “Fire TV” restituisce proprio Chromecast e Apple TV.
Per il momento i portavoce di Amazon si sono limitati a confermare indirettamente la notizia, giustificando la decisione e spiegando appunto che “Prime Video è diventato negli anni una parte importante di Prime ed è quindi importante che i dispositivi che consentono lo streaming vi interagiscano bene, in modo da non creare confusione presso i clienti”.
La scelta di bloccare le vendite di Chromecast e Apple TV, inoltre, non sarebbe un’esplicita mossa anti-concorrenziale: “Roku, Xbox e PlayStation offrono per esempio scelte eccellenti” spiega il portavoce Amazon, ma sarebbe dettata solo dalla qualità del loro servizio rispetto ai loro contenuti.
Se la decisione di come e cosa vendere spetta certamente al negoziante, il discorso cambia quando si parla di un’azienda così grande che può essere considerata come in posizione dominante, o comunque in grado di influenzare con le sue scelte il libero andamento del mercato e le scelte del consumatori: per esempio privilegiando un proprio servizio, rendendo molto più difficile l’ottenimento dei prodotti in diretta concorrenza con esso attraverso la pressione su rivenditori terzi.
Claudio Tamburrino