Hanno vivacizzato il proprio intrattenimento digitale accaparrandosi stelline, ciambelle e lingotti d’oro, ma non erano pienamente consapevoli del fatto di aver operato una transazione, attingendo al conto corrente dei genitori: i minori potrebbero non comprendere le dinamiche degli acquisti in-app e i genitori non sono stati adeguatamente informati in modo da scongiurarli. Amazon, ha stabilito la giustizia statunitense, dovrà rimborsare le famiglie dei minori dalle mani bucate.
Dopo aver chiamato in causa Apple e Google e aver ottenuto un adeguamento dei meccanismi per gli acquisti in-app a favore dei minori, la Federal Trade Commission , proprio come avvenuto in Italia con l’ intervento dell’AGCM, nel 2014 si era rivolta ad Amazon perché operasse delle modifiche alle procedure di acquisto nel contesto della app freemium . Amazon, che confidava nella propria piattaforme e nella procedura per l’assegnazione di rimborsi, aveva scelto di confrontarsi con le autorità statunitensi in tribunale, determinando così la denuncia formale da parte della FTC.
La FTC ammetteva che nel tempo lo store avesse introdotto delle soluzioni per limitare gli acquisti dei minori con password, finestre temporali e soglie di spesa, ma l’autorità rimaneva convinta del fatto che i consumatori non fossero adeguatamente informati rispetto alle condizioni di acquisto e al funzionamento delle app freemium, per le cui transazioni l’azienda si accaparra una quota del 30 per cento.
Il tribunale di Seattle incaricato di esaminare il caso ha ora stabilito che la accuse di FTC sono fondate. Amazon, secondo il giudice, non potrebbe giustificare l’ incompletezza delle informazioni fornite all’utente con il fatto che la propria platea è composta di consumatori abituati agli acquisti online, in quanto lo scenario degli acquisti in-app trasforma spesso il denaro in valute di fantasia e i prodotti in beni digitali contestuali all’applicazione.
Amazon, inoltre, non avrebbe chiarito a sufficienza le procedure per chiedere e ottenere i rimborsi in caso di acquisti effettuati dai minori senza il consenso informato dei genitori, scoraggiando così i consumatori dall’approfittare di questa opportunità, peraltro negata in numerosi casi.
FTC stimava che Amazon avrebbe fatturato 86 milioni di dollari dagli acquisti in-app: il 42 per cento di queste transazioni non sarebbe stata adeguatamente autorizzata, e l’azienda avrebbe offerto rimborsi per 10 milioni di dollari. Il giudice, accogliendo le obiezioni di Amazon, ha riconosciuto che le cifre di FTC potrebbero essere sopravvalutate. Per questo motivo le parti sono state chiamate a fornire nuovi dati. L’obiettivo è quello di imporre ad Amazon di rinfondere i consumatori danneggiati: quanto dovrà pagare è ancora da stabilire.
Gaia Bottà